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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2012 alle ore 19:20.

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Gravemente insufficiente. Sandro Mazzatorta, senatore della Lega Nord, membro dell'11esima commissione Lavoro di palazzo Madama, boccia senza appello la riforma targata Monti - Fornero, che inizia al Senato l'iter parlamentare. Il problema, spiega, è in primo luogo di metodo: «il Parlamento - ricorda a Il Sole 24 Ore.com - è stato coinvolto solo in seconda battuta, quando il Ddl era già scritto. Il premier Monti, in sostanza, ha chiuso la porta a modifiche di sostanza. Mi chiedo: a questo punto, che fine abbia fatto la sovranità parlamentare?». L'ultimo a sottolineare l'esigenza di concludere l'iter parlamentare in tempi brevi è stato, in mattinata, Tiziano Treu (Pd), relatore del disegno di legge. L'obiettivo, ha avvertito Treu, è chiudere il provvedimento in Senato «in un mese».

C'è dunque una questione di metodo, ma anche un problema di sostanza. Secondo Mazzatorta il provvedimento ha pochi aspetti positivi: il riordino del sistema degli ammortizzatori sociali, ad esempio, con il graduale superamento dell'indennità di mobilità e l'adozione dell'Aspi, l'assicurazione sociale per l'impiego, che entrerà a regime nel 2017. Anche in questo caso, tuttavia, la formula non convince del tutto il senatore leghista: «Questo riassetto - afferma - determina un aumento del costo del lavoro, soprattutto sotto il profilo contributivo». Positiva, continua Mazzatorta, è anche la valorizzazione dell'apprendistato, che diventa il canale privilegiato per l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. Anche in questo caso, tuttavia, il senatore rilancia: «su questo tema - dice - bisognerebbe lasciare più spazio alla contrattazione aziendale».

La lista dei punti deboli del Ddl è ancora lunga: per quanto riguarda il capitolo della flessibilità in uscita, «la tendenza - rivela Mazzatorta - è quella di scaricare tutto sulle spalle del giudice del lavoro, con un ulteriore aggravio del nodo contenzioso». Infine, la stretta sulle collaborazioni con le partite Iva che, secondo il senatore leghista, non solo non è in grado di aumentare il numero degli occupati, ma rischia di determinare l'effetto contrario, un calo dei posti.

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