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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2012 alle ore 19:56.

Apprezza l'ultimo restyling sull'articolo 18, che ha previsto la possibilità del reintegro - e non più solo dell'indennizzo - in caso di licenziamento intimato per motivi economici. Savino Pezzotta, deputato Udc con alle spalle un passato da sindacalista (è stato segretario generale della Cisl), in un'intervista a Il Sole 24 Ore.com parla di «aspetti positivi del Ddl», avverte che in Parlamento le modifiche non potranno stravolgere l'impianto complessivo della riforma e riconosce un errore di base: «in realtà abbiamo passato troppo tempo a parlare di flessibilità in uscita e molto poco ad affrontare il vero tema, che è quello della crescita».
Da buon conoscitore delle strozzature e dei nodi che caratterizzano il mercato del lavoro, Pezzotta pone l'accento sulla necessità di focalizzare l'attenzione su quelle che sono difficoltà strutturali dell'attuale sistema. A cominciare dai servizi per l'impiego, un settore che presuppone un concerto tra Stato e Regioni. «L'attuale meccanismo - avverte il deputato dell'Udc - è ancora molto debole». Pezzotta riconosce che nel Ddl c'è la volontà di rinnovare le politiche attive, così da garantire un aumento dell'occupazione, ma chiede un passo ulteriore e un maggiore sforzo sul piano della formazione dei lavoratori che sono stati espulsi dal mercato.
Un punto debole è, in particolare, quello connesso alle collaborazioni a progetto: secondo il deputato dell'Udc, infatti, l'aumento delle aliquote contributive dei co.co.pro «dovrebbe essere più graduale» (il provvedimento prevede che nel 2018 quelli non iscritti alla gestione separata Inps pagheranno il 33%) . «Ora - conclude Pezzotta - li facciamo pagare di più, anche se non potranno contare sulla nuova assicurazione sociale per l'impiego ma solo del meccanismo una tantum, già previsto oggi».
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