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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2012 alle ore 11:10.

Napolitano: non basta invocare la crescita, servono azioniNapolitano: non basta invocare la crescita, servono azioni

«Non basta l'invocazione un po' fastidiosa e vacuamente polemica della crescita come se ci fosse sordità su questo, come se fosse chiuso il capitolo del rigore finanziario», ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella cerimonia al Quirinale per la presentazione del progetto "Gse, energie per il sociale".

Serve un mercato del lavoro più trasparente, meglio regolato ed efficiente
«Serve un mercato del lavoro più trasparente, meglio regolato ed efficiente, ma serve anche nuova occupazione per i giovani», ha sottolineato il presidente della Repubblica. Il capo dello Stato ha ricordato che nel Paese c'è «una seria disoccupazione e inoccupazione giovanile che pesa sulle famiglie, una mancanza di prospettive di occupazione per i giovani. Di questo - ha assicurato - si terrà conto in Parlamento nella discussione sulla riforma del mercato del lavoro»..

Ci assilla il rilancio della crescita produttiva e occupazionale
Il capo dello Stato ha infatti ricordato che «il grande problema del consolidamento fiscale non è superato, per quanto energicamente affrontato da questo Governo il tema del risanamento e dell'equilibrio delle finanze pubbliche». Ora, ha ammesso Napolitano, «ci assilla il rilancio della crescita produttiva e occupazionale. Ci sono dati allarmanti, inquietanti non solo in Italia ma anche in Europa. Ma è chiaro che non
basta invocare la crescita». Per il capo dello Stato «si può avere crescita solo con una molteplicità di azioni» e soprattutto «non c'è crescita che non sia competitiva nelle condizioni nuove del mercato globale, non c'è crescita senza innovazione».

Urgente dare una risposta al grave disagio sociale
«C'è un aggravarsi del disagio sociale e delle famiglie al quale bisogna dare attenzione con urgenza». È l'allarme lanciato dal presidente della Repubblica. Il capo dello Stato ha sottolineato infatti che «non possono
non preoccupare e allarmare fenomeni di povertà o di rischio povertà» che vengono giustamente distinti dall'Istat. (N.Co.)

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