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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2012 alle ore 17:40.

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Spuntano altri 13 milioni sospetti dall'esame della contabilità 2001-2011 della Margherita, gestita fino allo scorso anno dal senatore Luigi Lusi, l'ex tesoriere del partito indagato per appropriazione indebita in relazione a un ammanco di almeno 20 milioni di euro.

Nella consulenza si sottolinea che l'analisi preliminare effettuata su «operazioni (assegni a cifra tonda) per gli anni dal 2001 fino al 2007 porta ad evidenziare una somma stimata in circa euro 13 milioni per i quali ad oggi, in attesa che si esauriscano le attività di verifica dell'Autorità Giudiziaria e della Banca d'Italia, non sono state eseguite ulteriori verifiche». I legali della Margherita Titta Madia e Alessandro Diddi hanno depositato oggi alla procura di Roma una «relazione dell'avvocato Vincenzo Donnamaria, del professor Salvatore Patti e del dottor Roberto Montesi in cui si evidenziano artifici contabili adottati dal senatore Luigi Lusi per occultare le sue appropriazioni in danno del partito».

Più in dettaglio, rispetto alle operazioni con la TTT, la società di Lusi, nella relazione consegnata agli inquirenti della Procura di Roma, dai legali della Margherita, si sottolinea che «come peraltro già rilevato dal Collegio dei Revisori, sono state riscontrate dal 2007 al 2010 numero 96 operazioni relative a fatture e operazioni inesistenti per complessivi euro 13.579.200,00 che sono state imputate impropriamente in diverse voci del conto economico (al momento abbiamo identificato 22 differenti voci) senza alcun criterio di classificazione in funzione della natura dei relativi costi».

A queste conclusioni sono giunti KStudio Associato (del network Kpmg), LS Lexjus Sinacta e Studio Patti, ovvero gli studi incaricati di analizzare gli aspetti associativi, amministrativi-contabili e legali di «Democrazia è Liberta - La Margherita». Stando agli esperti, «non è possibile identificare il criterio secondo cui è stata operata tale ripartizione tra i diversi conti: si può desumere - è scritto - che il criterio 'casualè adottato fosse teso unicamente a diluire gli importi rilevanti tra diverse voci di costo al fine di rendere meno agevole la loro identificazione».

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