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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2012 alle ore 18:15.

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Sui lavoratori cosiddetti "esodati" è il momento del balletto delle cifre. Con i sindacati che attaccano: le cifre presentate dal ministro (65mila persone interessate) non corrispondono alla situazione reale. Lo dimostra la valutazione molto diversa effettuata dall'Inps. Oggi Cgil, Cisl e Uil sono scesi in piazza a Roma per chiedere chiarezza. L'Inps replica: non c'è non c'è alcuna contraddizione tra i numeri dell'Istituto e quelli del tavolo tecnico fra ministero del Lavoro, Ragioneria dello Stato e Inps. Interviene il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: bisogna che vengano fuori i numeri veri. È abbastanza curioso, spiega, che i dati del Governo e quelli dell'Inps non coincidano. «In nessun posto in Europa esistono casi nei quali uno si trova a 58/59/60 anni senza pensione, senza salario, senza ammortizzatori. Questo problema va risolto - aggiunge Bersani - e sarà risolto».

Il leader del Pd: sulla riforma del lavoro atteggiamento responsabile
Riguardo la riforma del lavoro, «abbiamo correzioni da proporre, per esempio sui parasubordinati», ma «su questo punto - spiega Bersani - il Governo deve stare tranquillo, le forze parlamentari devono assolutamente avere un atteggiamento responsabile e noi lo avremo».

Sugli esodati stime diverse
In audizione presso la Commissione lavoro della Camera il direttore generale dell'Inps Mauro Nori parla di 130mila lavoratori in uscita in quattro anni. Il giorno successivo il ministro Elsa Fornero fa sapere che sono interessate nel complesso 65mila persone. Immediata la replica dei sindacati, che mettono in discussione la stima del Governo, parlano di dati sballati e ricordano: l'Inps ha fornito un quadro ben diverso. Il dubbio, attacca la Cgil, è che si voglia nascondere la vera entità del fenomeno e, in sostanza, non si voglia risolvere il problema. Secondo il responsabile economico del Pd Stefano Fassina la questione degli esodati è un'emergenza sociale e deve essere risolta.

L'Inps: nessuna contraddizione
Arriva la nota dell'ente di previdenza: non c'è alcuna contraddizione tra la versione dell'Istituto e quella del ministero. «Il numero esplicitato dal direttore generale - si legge nella nota - si riferiva alla stima delle platee dei potenziali lavoratori coinvolti nei prossimi quattro anni, in procedure di mobilità, in esodi individuali incentivati e alle altre categorie previste. Il numero emerso dal tavolo tecnico - continua l'ente di previdenza - si riferisce invece alla fotografia dei destinatari degli interventi stabiliti dal legislatore e comprende tutti i lavoratori che a oggi risultano già cessati ed estromessi dai processi produttivi per effetto di procedure di mobilità o per dimissioni individuali al 31 dicembre 2011 sulla base di accordi individuali o collettivi»

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