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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2012 alle ore 18:24.

«Sono schizzato in campo perchè ho capito subito che la situazione era seria, grave. Non ho neanche atteso l'ok dell'arbitro: gli ho subito fatto il massaggio cardiaco e per un attimo ho avuto la sensazione si fosse ripreso, ma non c'è stato niente da fare». Così il massaggiatore del Pescara, Claudio D'Arcangelo, il primo a soccorrere Pier Mario Morosini. Il massaggiatore ha confermato che i soccorsi sono stati immediati, e che tutti volevano dare una mano, anche i giocatori del Pescara.

«Le abbiamo provate tutte per rianimarlo, ma non c'è stato niente da fare». Così il professor Leonardo Paloscia, primario del reparto di cardiologia dell'ospedale Santo Spirito di Pescara, dopo la morte di Piermario Morosini. Il 25enne calciatore del Livorno è stato stroncato da un malore in campo. A nulla sono valsi i tentativi di rianimarlo. «Il ragazzo era già in arresto cardiorespiratorio. Finchè non si è deciso di interrompere la rianimazione, un'ora e mezza dopo, non si è mai ripreso», spiega il professor Paloscia ai microfoni di Sky. «Le abbiamo provate tutte, abbiamo anche applicato un pacemaker provvisorio, ma non c'è mai stato un accenno di ripresa del battito cardiaco».

L'ad del Pescara
Piermario Morosini era cosciente quando è stato sollevato in barella dentro l'ambulanza, sul campo dello stadio del Pescara. «Mi ha guardato negli occhi quando è entrato nella vettura - ha raccontato a Sky l'ad del Pescara, Danilo Iannascoli - Stiamo vivendo un dramma. L'ambulanza in ritardo? Non so, ma so che l'ingresso in campo era ostruito da una vettura». «Morosini - ha raccontato il dirigente - è caduto, ha provato a rialzarsi ma è ricaduto. Il nostro massaggiatore si è reso conto del dramma».

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