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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2012 alle ore 09:48.

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CORTONA - «Il rischio che il percorso delle riforme costituzionali non arrivi in porto e trascini con sè anche la mancata approvazione di una nuova legge elettorale è altissimo. E questo rischio non lo può correre il Paese. Temo infatti che la linea non dichiarata del Pdl sia rallentare tutto per poi far diventare una responsabilità indistinta di tutti i partiti non aver fatto nulla. Questo il Pd deve evitarlo».

Il capogruppo dei democratici alla Camera Dario Franceschini apre a Cortona il quinto incontro annuale di Areadem con una sfida diretta agli "alleati" del Pdl. Di fatto, un'accusa di sabotaggio occulto. Insomma, la riduzione del numero dei parlamentari, il rafforzamento dei poteri del premier e il superamento del bicameralismo perfetto – riforme appena incardinate in commissione Affari costituzionali del Senato – non devono essere usate dal Pdl come scusa per non fare la legge elettorale. Magari puntando a tornare alle urne con il Porcellum per costringere la Lega a coalizzarsi. Da qui l'aut aut: «Se la riforma costituzionale non verrà approvata entro maggio dal Senato, va cambiato schema: approvare direttamente una nuova legge elettorale per la Camera, affidando al Senato, con una brevissima norma costituzionale transitoria, sole funzioni di riscrittura della seconda parte della costituzione». Un intervento diretto nella delicata trattativa in corso sulla riforma elettorale che suscita la forte irritazione del Pdl: sia il capogruppo dei senatori Maurizio Gasparri sia il vice Gaetano Quagliariello giudicano l'aut aut di Franceschini un'offesa. «Nessuno può permettersi dall'esterno né di dubitare della determinazione del Pdl sulle riforme, né di dettare ultimatum all'altro ramo del Parlamento», spiega Quagliariello, che insieme a Luciano Violante del Pd e a Ferdinando Adornato dell'Udc è impegnato da mesi a tessere la difficile trama del confronto sulla legge elettorale.

Il punto è che le riforme costituzionali, nelle intenzioni dei tre leader Alfano-Bersani-Casini che le hanno sottoscritte, avrebbero dovuto viaggiare parallelamente alla nuova legge elettorale. E invece sembrano aver iniziato il loro cammino in solitudine. Tanto che ieri anche Bersani si è premurato di sottolineare che, se per la modifica della Carta si può anche andare dopo Monti, la riforma del Porcellum «va fatta subito». Il dibattito tra proporzionalisti e bipolaristi presenti sia nel Pdl che nel Pd ha di fatto creato una impasse che sembra al momento difficile da superare.

Il modello sul quale gli "sherpa" Pdl-Pd-Udc stanno lavorando è un misto spagnolo-tedesco: 50% dei parlamentari eletti con collegi uninominali e 50% tramite sistema proporzionale con liste bloccate e sbarramento al 5%. La discussione è sul tasso di maggioritario da immettere: Pdl e Pd vogliono che la ripartizione dei seggi avvenga a livello circoscrizionale (sistema che premia i partiti più grandi, come in Spagna), l'Udc a livello nazionale. Altra spinta bipolare verrebbe data dal cosiddetto premio di governabilità: 36 seggi da ripartire tra i primi due partiti. Qui si inserisce la proposta fatta ieri da Franceschini, che vuole essere di rassicurazione per chi – sia nel Pd che nel Pdl – teme che il sistema in discussione sancisca il ritorno alla prima repubblica. «Penso sia giusto accogliere le preoccupazioni di chi vuole garantire il bipolarismo e la dichiarazione delle alleanze prima delle elezioni con un correttivo semplice ma efficace: prevedere che l'incentivo bipolare (premio in seggi) vada non solo alle "prime due liste" ma alle "prime due liste o coalizioni di liste apparentate"». Insomma, al partito la scelta se coalizzarsi con altri o meno. L'importante è che non ci sia l'obbligo.

Oggi a Cortona interverrà Bersani. Segno, anche questo, che le vecchie "correnti" del Pd hanno perso la loro funzione nell'era Monti. Al segretario va infatti il tributo di Franceschini, l'ex avversario alle primarie: «Il Pd ha vinto la battaglia sull'articolo 18 e bisogna darne atto a Bersani, che l'ha condotta con molta convinzione». Bersaniani anche gli accenni a un Pd «baricentro tra sinistra e Terzo polo» e l'insistere sulle tematiche sociali per non lasciare a Idv e Sel temi tradizionalmente di sinistra. «Il congresso del Pd si farà in autunno – conclude Franceschini – e Areadem sosterrà Bersani».

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