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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2012 alle ore 08:11.

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«L'Italia sta riformando il mercato del lavoro e ha una migliore dinamica del debito pubblico. Però ne ha tanto. La Spagna ha invece un debito pubblico inferiore, in termini assoluti, ma in repentino peggioramento. In più non è chiara l'evoluzione della crisi bancaria».

Laurence Boone, economista di Bank of America, non poteva centrare meglio il punto: la Spagna fa paura sui mercati finanziari perché peggiora velocemente, l'Italia non rincuora perché – nonostante le riforme – ha troppo debito e rischia di essere contagiata dalla stessa Spagna. Ecco perché il mercato dei titoli di Stato nell'ultimo mese (e anche nella giornata di ieri) ha letteralmente separato in due l'Europa: da un lato ci sono Roma e Madrid su cui si concentrano le vendite (più a Madrid che a Roma), dall'altro ci sono tutti gli altri Paesi relativamente più tranquilli.

Roma batte Madrid
I dati di mercato lo dimostrano. I BTp italiani e i Bonos spagnoli, cioè i titoli di Stato dei due Paesi, non solo hanno aumentato il gap di rendimento che li separa dalla Germania. Ma hanno allargato il cosiddetto spread anche su tutti gli altri Paesi europei: il differenziale Italia–Belgio è cresciuto da 138 punti base dell'8 marzo a 213 di ieri; quello tra Italia e Francia si è allargato dai 183 punti base del 19 marzo ai 256 di ieri; quello tra Italia e Olanda da 228 a 327. L'Italia è peggiorata, relativamente, anche nei confronti di Irlanda e Portogallo, sebbene questi due Paesi abbiano rendimenti tutt'ora molto più alti.

Solo uno Stato, nell'ultimo mese, è andato peggio sui mercati obbligazionari: appunto, la Spagna. Oggi i Bonos decennali spagnoli rendono 47 punti base più dei BTp italiani, mentre a inizio marzo erano in pari e a inizio 2012 il differenziale era di 168 punti base a favore della Spagna. Attualmente i titoli di Stato italiani rendono meno di quelli spagnoli su tutte le scadenze, tranne quella trimestrale. Questo ha un significato ben preciso: il mercato vede nella Spagna il problema, per cui alza i tassi d'interesse dei suoi titoli di Stato. Ma teme che l'Italia, nonostante le riforme su cui praticamente tutti i report degli economisti spendono parole positive, possa venire trascinata nel vortice. Per due motivi sostanziali: ha troppo debito ed è troppo grossa per essere salvata.

Mini-barriere antincendio
Tutto, come detto, nasce dalla Spagna. Madrid è finita sulla graticola quando ha sorpreso tutti annunciando un deficit pubblico di 2,5 punti percentuali superiori agli obiettivi 2011. E le preoccupazioni sono aumentate quando il Governo ha annunciato che il debito pubblico a fine 2012 salirà dal 68,5% del 2011 al 79,8%. «Il mercato, di fronte a questi dati, ha subito pensato che i bilanci delle Regioni spagnole siano fuori controllo e che il Governo abbia in mente di ricapitalizzare le banche», osserva Francesco Garzarelli, direttore macro market research di Goldman Sachs. Insomma, un aumento così veloce del debito pubblico e del deficit fa nascere grandi sospetti: o c'è qualcosa che non va, oppure il Governo ha in mente interventi straordinari.

Ecco perché tanti economisti pensano che la Spagna debba chiedere il prima possibile un aiuto al fondo salva-Stati Efsf per ricapitalizzare le sue banche: il rischio è che, attendendo, la crisi peggiori e poi a dover essere salvato sia l'intero Stato. E qui nasce il principale legame con l'Italia: se la Spagna dovesse essere salvata, si esaurirebbero tutti i fondi europei. Dunque l'Italia, se venisse trascinata nel contagio, resterebbe senza rete di protezione. «Il denaro esistente nei fondi salva-Stati già non basta per aiutare la Spagna, dato che a giugno la capacità reale di aiuto non supererà i 350 miliardi di euro», osserva Silvio Peruzzo, economista di Rbs.

Ebbene: per l'Italia non ci sarebbe nulla. Per un motivo semplice: con i suoi 1.900 miliardi di debiti è troppo grossa. Questo spaventa i mercati che, come nelle profezie auto-avveranti, stanno premendo sui titoli di Stato di entrambi i Paesi. Unendo tutto questo alla recessione, alla super-disoccupazione e alla crisi bancaria, i timori salgono. Per questo tanti economisti sono convinti che Madrid dovrebbe giocare d'anticipo, e chiedere aiuti internazionali per le sue banche: secondo gli economisti di Bank of America dovrebbe farlo insieme all'Italia, in modo da evitare l'effetto stigma. Prevenire, credono in tanti, è meglio che curare.
m.longo@ilsole24ore.com

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