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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2012 alle ore 06:37.

Le famiglie italiane se ne sono già accorte, anche se gli effetti continueranno a farsi sentire nei prossimi mesi. L'aumento delle tasse e i ritocchi tariffari che incidono sul ménage domestico costeranno circa 1.500 euro in più rispetto allo scorso anno. In pratica, quasi tutta la tredicesima sarà rosicchiata dai rincari di imposte e bollette, oltre che dalla spesa al supermercato o al distributore di benzina. È il contributo che single, nuclei con figli e coppie anziane daranno al risanamento dei conti pubblici iniziato con il decreto salva-Italia di dicembre, che ha reintrodotto l'imposta sull'abitazione principale (Imu), aumentato retroattivamente le addizionali regionali e previsto un doppio aumento dell'Iva a partire dal prossimo 1° ottobre, se non sarà effettuata in tempo utile l'operazione di riordino e di risparmio sugli sconti fiscali (si veda la pagina precedente).

Solo le tasse aggiuntive rischiano di determinare aumenti medi del 20% sul 2011, con punte fino al 40%: valori che oscillano a seconda della tipologia del nucleo e della residenza geografica. Una famiglia media milanese con due figli può arrivare spendere mille euro in più, a fronte dei 1.400 a Napoli e Roma. L'Imu sulle case di proprietà copre mediamente un terzo di questo esborso, ma l'incidenza aumenta per chi ha anche un secondo immobile. Il Parlamento deve ancora definire gli ultimi dettagli sulle modalità di pagamento con la conversione del decreto fiscale. Di certo, oltre ai codici tributo, c'è che la spesa complessiva difficilmente si attesterà sotto i 100 euro solo per le case più piccole e con una rendita catastale modesta. Per una coppia con figli con un quadrilocale si può spendere dai 340 euro di Milano a quasi il doppio a Napoli e Roma. Il differenziale da città a città, oltre che con i valori catastali, si spiega con le diverse aliquote allo studio dei sindaci (a quanto risulta attualmente al Sole 24 Ore), che hanno un margine di movimento dello 0,3% rispetto al prelievo base dello 0,76% sui fabbricati diversi dall'abitazione principale.

Ma non c'è solo il capitolo casa. Il ritocco dell'addizionale regionale all'Irpef (+0,33%) è stato già ammortizzato nelle prime tre buste paga 2012 da parte dei lavoratori dipendenti e così una tranche dell'acconto delle addizionali comunali. La seconda parte dell'anno sommerà aumento ad aumento: oltre alla quota in più da pagare sui redditi prodotti nel 2010, i contribuenti dovranno fare i conti anche con le addizionali elevate per il periodo d'imposta 2011 (in Campania a causa del rosso nella sanità si arriva addirittura all'aliquota del 2,03%).

La stretta fiscale rischia di essere "regressiva", cioè di far pagare di più chi ha redditi più bassi, per effetto dell'incidenza dell'Imu, che è un'imposta patrimoniale slegata dai guadagni. Negli esempi a lato, i maggiori tributi si portano via fino al 5,5% dei redditi. E la percentuale più alta è quella della coppia di anziani, che ha anche un negozio concesso in locazione. Il risultato è una riduzione delle risorse da destinare ai consumi, e su questa spirale rischia di avvitarsi la crisi economica.

Un aspetto da non sottovalutare se si pensa che, in assenza di modifiche, le risorse per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 saranno garantite dall'aumento delle aliquote Iva. Se il Governo non riuscisse a evitarlo, le famiglie italiane dovrebbero spendere dai 100 ai 200 euro in più negli ultimi mesi di quest'anno, sempre che resti invariato il livello di consumi. Il rincaro di due punti percentuali riguaderà, infatti, non solo l'abbigliamento o il vino (così come è già accaduto a settembre scorso con il passaggio di aliquota dal 20 al 21%) ma anche prodotti popolari e di larghissimo consumo: alcuni alimenti (come carne e pesce), il panino al bar o il pranzo al ristorante, le utenze domestiche, i trasporti pubblici. E chi volesse fare a meno di tram, autobus e metro usando la propria auto non può certo sperare di risparmiare. Anzi, sta già pagando il prezzo dell'ulteriore rincaro dell'imposta provinciale sull'assicurazione Rc auto e soprattutto delle accise su benzina e gasolio, aumentate dal decreto salva-Italia. Un single spenderà al distributore 86 euro in più mentre una coppia con figli oltre 140 euro. Sempre che non intervenga un altro rincaro, come quello ventilato nei giorni scorsi per finanziare la Protezione civile.

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