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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2012 alle ore 08:06.

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Leggendo il progetto di legge delega sulla revisione del sistema fiscale c'è da chiedersi, prima di tutto, se sia stato osservato un metodo che abbia una logica e che possa conseguire un qualche risultato in un tempo ragionevole, prima cioè che finisca la legislatura in atto. L'impressione è che, tolte alcune disposizioni, si tratta nella sostanza di un rafforzamento della disciplina esistente in tema di evasione e di elusione e di un irrigidimento della legislazione che sembra muoversi su un piano diverso, genericamente, di inasprimento della tassazione, assorbendo i diversi progetti giacenti in Parlamento. Una iniziativa quindi puramente strumentale sia nella sostanza che nella forma.

Volendo riassumere contenuto e metodo della proposta non ci si potrebbe riuscire: non c'è unitarietà di impostazione a meno che non sia il gettito purchessia. Il testo non nasce da una elaborazione di principi propri di una materia come quella tributaria; non c'è stata alcuna preparazione, se non l'intuizione – grezza – di una serie di risultati pratici. Si tratta di una somma di questioni che potrebbero essere fatte ognuna per conto proprio.
La stessa introduzione del testo – l'obiettivo è «perseguire lo sviluppo e la competitività delle attività economiche e ... ricondurre ad una maggiore razionalità ed equità il sistema fiscale, ... contrastare i fenomeni dell'evasione, dell'erosione, nonché ... instaurare con i contribuenti un rapporto basato sulla fiducia» – dice cose che andrebbero bene per ogni testo di proposta.

In particolare, non mi sembrano chiari i criteri di superamento del reddito medio catastale, un istituto consolidato che dovrebbe avere qualcosa di più razionale per essere superato dopo secoli d'esperienza, senza porsi il problema delle conseguenze nel settore dei beni immobili, e senza considerati il problema affrontato dalla giurisprudenza costituzionale tedesca della parità di trattamento fra immobili diversamente determinati.
In generale, la complessità delle questioni, la riconduzione di ciascuna di esse ai criteri più disparati non sono una impostazione che possa sortire risultati pratici nel tempo breve, tenendo soprattutto conto delle brevità dei tempi. A volte si ha l'impressione che delle questioni (si pensi al contenzioso) siano state sollevate solo allo scopo di incrementare il dibattito in Parlamento.

Nello specifico, non sempre sono rispettati i principi della Costituzione in tema di legge delega, sia perché mancano principi e criteri direttivi, sia perché viene interpretato erroneamente il principio di legalità, come quando si dice che la discrezionalità può essere superata quando la decisione sia stata presa da una commissione tecnica.
L'equilibrio fra le imposte non tiene presente quando una parte di esse è stata già riscossa per procedere al rimborso di altre ritenute eccessive. L'aumento previsto dell'Iva non risponde a un riequilibrio razionale quando la tassazione del reddito, con le relative addizionali, rimane altissima e irrazionale: una specie di acconto brutale con rimborso eventuale. Non è facile mettere sullo stesso piano elusione d'imposta e divieto dell'abuso di diritto, visto che questo è un principio non scritto e non so come possa essere riscritto in termini determinati.
La tassazione delle imprese e dei professionisti e il riordino della tassazione del reddito d'impresa sono cose che non si possono inventare senza adeguate preparazione, teorica e pratica.

L'impressione complessiva è che l'impostazione della proposta di legge sia tecnicamente e politicamente insufficiente e, con questo Parlamento, serve ad acuire i rapporti di forza e quindi a rendere impossibile l'approvazione di un testo di legge che è una sommatoria di questioni redatte con la convinzione che solo una parte di esse possa essere approvata. Se il problema è il gettito, si scelgano, unilateralmente, solo le parti che servono allo scopo.
Ci sono voluti anni negli anni 70 per una impostazione logica di riforma tributaria e altrettanti anni di pratica per coglierne i limiti. Qui si postula una specie di legge speciale che, preordinata alle pure esigenze di gettito, possa essere parzialmente approvata al di fuori di ogni impostazione e limite logico. Qui c'è una strumentalità politica che sfugge ad ogni logica propria della legge: una specie di circolare che nasce con la mentalità della burocrazia e non di quella che dovrà essere approvata dal Governo e dal Parlamento.

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