Repsol contro l'Argentina per nazionalizzazione di Ypf. Ue a fianco di Madrid

Cristina Kirchner e Manuel Barroso

Nel mezzo delle polemiche per il trentennio della guerra con la Gran Bretagna per le Falkand, l'Argentina di Cristina Kirchner nazionalizza la società energetica Ypf, finora controllata dalla spagnola Repsol. Oltre al prevedibile crollo in Borsa (Madrid fa il +0,7% ma Repsol lascia sul terreno il 6,1%) si innescano tensioni fra i due Paesi con la Spagna che richiama il suo ambasciatore e il presidente della Commissione europea, il portoghese Josè Manuel Barroso che, dopo la decisione di annullare la riunione congiunta Ue-Argentina in programma il 19 e 20 aprile, chiede ai propri uffici di studiare, in stretto contatto con le autorità spagnole, tutte le opzioni possibili che potrebbero essere seguite «nel caso della decisione dell'Argentina su YPF».

La portavoce della Commissione, Pia Ahrenkilde Hansen, ha precisato anche che la Commissione europea ha invitato «ancora una volta le autorità argentine a rispettare gli accordi internazionali. Il nostro approccio - ha proseguito - è di avere una certezza giuridica per la compagnia spagnola, ma anche per le altre aziende europee. Abbiamo anche detto chiaramente che vogliamo una visibilità, la più ampia possibile, per quanto riguarda gli investimenti in Argentina».

Sulla vicenda della compagnia spagnola Repsol, già la settimana scorsa la Commissione europea ha sottolineato la necessità di una soluzione concordata e neutra. Lo stesso presidente Barroso, dopo aver espresso la propria «delusione» per la decisione argentina, ha ribadito quelle che sono le proprie attese: «il rispetto da parte delle autorità argentine dei loro impegni internazionali, soprattutto quelli che decorrono dagli accordi bilaterali che si applicano in questo caso per la protezione degli investimenti spagnoli. Barroso ha chiesto quindi ai suoi uffici di seguire da molto vicino l'evolvere delle situazione».

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