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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2012 alle ore 15:51.

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La disoccupazione non si ferma. Ad affermarlo è il centro studi di Confindustria, nel report "Congiuntura flash". «La brusca impennata della disoccupazione italiana - si legge nel documento - proseguirà perché permarranno le condizioni che l'hanno causata: perdite di posti di lavoro che si coniugano alla maggiore ricerca di impiego per compensare la caduta del reddito reale».

Diminuisce la domanda di manodopera
Le aspettative delle imprese, sia nel manifatturiero sia nei servizi, indicano nei prossimi mesi «ulteriori riduzione di manodopera a causa della ricaduta nella recessione e delle ristrutturazioni rese ormai obbligate dal perdurare dei bassi livelli di attività», osserva il centro studi degli industriali.

La produzione industriale continua a scendere
La produzione industriale continua a scendere, insieme agli ordini interni, ma c`è qualche progresso nelle commesse dall`estero e l`export tiene, pur perdendo slancio, sui mercati extra-UE, osserva Confindustria.

Lo scenario globale è di crescita, «rivista un po' all'insù, ma con enorme incertezza, segnali spesso contradditori e dinamiche molto differenziate», afferma Confindustria. Tra le incognite ci sono tempi e modi di rientro degli enormi deficit e debiti pubblici, aggravati dall`invecchiamento della popolazione, in alcuni dei maggiori paesi avanzati. L`epicentro della debolezza rimane l`Eurozona: le difficoltà dei Paesi periferici contagiano quelli core. Tuttavia, la domanda interna tedesca, sostenuta dall`immobiliare e dagli incrementi salariali, - è l'analisi del Centro studi Confindustria - attenua l'impatto della flessione dei consumi nelle economie che hanno varato ingenti piani di risanamento dei conti pubblici.

Accesso al credito più difficile in Italia
Il ribilanciamento all`interno della moneta unica richiede tempi lunghi.
I mercati non vedono negli impegni europei le decise misure necessarie a garantire quei tempi. Le loro fibrillazioni azionano forze centrifughe attraverso la selettività del credito, particolarmente sentita dalle imprese piccole; quelle italiane pagano tassi al 5%, molto più alti delle concorrenti tedesche. La divaricazione nell`andamento delle quotazioni borsistiche, ancor più degli spread sui titoli pubblici, «rispecchia timori e prospettive».

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