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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2012 alle ore 06:37.

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Il barometro della produzione industriale italiana a marzo segnala «recessione meno intensa». Ma le prospettive restano «incerte». Pesano il calo della domanda interna e la «brusca impennata» della disoccupazione che continuerà a crescere «perché permarranno le condizioni che l'hanno causata»: dalle nuove perdite di posti di lavoro a una ricerca maggiore di impiego «per compensare la caduta del reddito reale». In più le imprese se la dovranno vedere con una bolletta energetica che nel 2012 costerà 3,5 miliardi in più. Unica notizia positiva: gli ordini esteri, che dopo sette mesi di contrazione sono «tornati in territorio espansivo» grazie alle commesse provenienti dagli Usa e da Paesi emergenti, «specie nei settori dei beni di consumo e investimento».
Gi ultimi dati sul precario stato di salute della produzione italiana arriva dal Centro studi di Confindustria (Csc) nella sua consueta indagine mensile «congiuntura flash», diffusa ieri. Indagine che comunque dipinge uno «scenario globale» di crescita, grazie soprattutto agli Usa dove la «ripresa si consolida» e alla Cina «che dopo la frenata riaccelera» e agli altri Paesi emergenti che tutti insieme garantiscono un aumento del 2% del Pil mondiale. Per gli economisti di viale dell'Astronomia l'«epicentro della debolezza» resta l'Eurozona dove resiste solo la domanda interna tedesca che attenua almeno in parte la flessione dei consumi nelle economie «che hanno varato ingenti piani di risanamento dei conti pubblici».
Tornando all'Italia il Centro studi di Confindustria stima nello scorso mese una variazione nulla della produzione industriale su febbraio quando si era invece registrato un calo dello 0,7% su gennaio. Mentre l'arretramento nel primo trimestre 2012 è del -2,3 per cento. Lo scenario resta poi cupo sul fronte dell'occupazione dove il Csc parla di un mercato del lavoro «in deterioramento», evidenziando che a febbraio la disoccupazione è salita al 9,3% (+0,2 punti su gennaio), «il livello più elevato dal marzo 2001» (era all'8,3% ad agosto). Il balzo si spiega con il calo degli occupati (-0,4% in sei mesi), ma soprattutto con l'aumento della forza lavoro (+0,8%): il minor reddito familiare – sottolinea il Centro studi – spinge più persone a cercare un impiego. Ma le aspettative delle imprese, sia nel manifatturiero sia nei servizi, indicano «nei prossimi mesi ulteriori riduzione di manodopera a causa della ricaduta nella recessione e delle ristrutturazioni rese ormai obbligate dal perdurare dei bassi livelli di attività».
Quanto alla cassa integrazione, le ore autorizzate hanno già iniziato a «risalire rapidamente»: in febbraio +49,1%, seguito dal +21,6% in marzo, «un incremento quasi cinque volte superiore rispetto a quello dovuto ai fattori stagionali». In «forte crescita», infine, i lavoratori in mobilità: 152 mila a ottobre 2011, +20,9% in due anni.
Male anche la bolletta energetica che «salirà nel 2012 di altri 3,5 miliardi di euro, dai 62,7 del 2011, nonostante il calo dei volumi». Mentre si fa sentire la stretta sul credito, soprattutto sulle piccole imprese: «Quelle italiane pagano tassi al 5,0%, molto più alti delle concorrenti tedesche».
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