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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2012 alle ore 20:36.

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ReutersReuters

Il test del missile balistico Agni-5 ("Fuoco"), primo vettore intercontinentale di Nuova Delhi lanciato giovedì mattina con successo dalle forze armate indiane dopo un rinvio di 12 ore a causa del maltempo, è stato accolto da un coro di reazioni entusiaste dei vertici politici e militari indiani. Il primo ministro Manmohan Singh si è congratulato con gli scienziati del Defence Research and Development Organization (Drdo) per il test del missile che, con i suoi 5 mila chilometri di raggio d'azione, consente all'india dxi tenere sotto il tiro delle sue armi atomiche tutto il territorio cinese, la potenza asiatica rivale.

Non a caso la stampa indiana ha ribattezzato "China killer" il missile Agni-5 che dovrà effettuare altri due lanci di valutazione prima di entrare a far parte dell'arsenale balistico indiano che già include decine di missili a medio raggio Agni-1 (700 chilometri di raggio d'azione) Agni-2 (2 mila chilometri), Agni 3 (3mila) e meno di un centinaio di missili a breve raggio Pritvi (250 chilometri) questi ultimi puntati sul Pakistan . Tutti i vettori indiani sono equipaggiabili con il centinaio di testate atomiche che si stima siano presenti negli arsenali di Nuova Delhi.

Secondo Singh il missile «rappresenta una pietra miliare per la nostra difesa, la deterrenza e per esplorare nuove frontiere scientifiche». Il ministro della Difesa A.K. Antony ha sottolineato che «l'India ha raggiunto l'esclusivo club delle nazioni dotate di questo tipo di missili intercontinentali strategici». Un club che comprende Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia (le due potenze europee schierano solo missili lanciabili da sottomarini) e forse presto anche la Corea del Nord che nonostante il recente fallimento del lancio del vettore Unha-3 sta sviluppando da anni missili a lungo raggio Tepodong 2 capaci di attraversare il Pacifico.

L'Agni-5, lanciato dal poligono situato sull'isola di Wheeler al largo delle coste dello stato dell'Orissa e chiamato dalla stampa indiana ''China killer'' per la sua capacità di raggiungere le principali città cinesi ma permetterà all'India di avere sotto il suo raggio d'azione anche tutta l'Asia, la Russia e parte dell'Europa orientale.

Il missile sarà testato altre due volte prima di entrare in servizio, tra un paio d'anni, nell'arsenale missilistico indiano del quale farà presto parte anche l'Agni-4, missile con 3.500 chilometri di raggio d'azione testato nel novembre scorso. Il rapido rafforzamento strategico indiano in funzione anti cinese è stato varato l'anno scorso dopo la scoperta che Pechino aveva costruito silos di lancio per missili balistici a medio raggio nella regione montuosa del Karakorum. La risposta di Nuova Delhi non ha riguardato solo lo sviluppo di nuovi missili ma anche la realizzazione di nuove basi aeree lungo il confine con la Cina.

Il volo dell'Agni-5 si è concluso nell'Oceano Indiano meridionale. «Tutti e tre gli stadi del vettore sono stati messi alla prova con successo», ha dichiarato il responsabile del programma per lo sviluppo del missile, V.K. Saraswat, citato dall'agenzia di stampa Ians. L' Agni-5 può essere armato con testate di 1,5 tonnellata di peso convenzionali o nucleari, pesa 50 tonnellate, ha una lunghezza di 17 metri, un diametro di due e il suo sviluppo è costato circa mezzo miliardo di dollari. Grazie ai suoi tre stadi e all'uso di combustibile solido è impiegabile anche come vettore spaziale per immettere in orbita satelliti.

Secondo l'analista del JHS Jane's, Poornima Subramaniam «l'Agni 5 consentirà all'India di coprire ogni bersaglio in territorio cinese colmando il gap missilistico esistente finora tra le due potenze asiatiche». L'ex colonnello dell'aeronautica Ajey Lele, oggi un esperto dell'Istituto Studi della Difesa indiano ha detto al New York Times che «l'India ha due avversari con capacità nucleari, Pakistan e Cina, e ha la necessità di sviluppare un'adeguata deterrenza».

A differenza del fallito test balistico nordcoreano, il lancio dell'Agni-5 non ha scatenato reazioni internazionali. Alla interministeriale della Nato conclusasi oggi a Bruxelles, Giulio Terzi ha dichiarato che all'interno della Nato «non vi sono preoccupazioni» per il test balistico dell'India citando il segretario generale, Anders Fogh Rasmussen. Il ministro degli Esteri italiano ha osservato che il lancio «va forse in controtendenza rispetto agli obiettivi di disarmo, ma non è una capacità che viene rivolta contro gli interessi strategici dell'Alleanza. Devo anche segnalare, per quanto mi riguarda, che tutto ciò che rivela tecnologia che risponde a un potenziamento dell'arsenale e all'affinamento delle capacità offensive e difensive, dal punto di vista degli obiettivi di disarmo e di riduzione di queste capacità non è completamente un fatto positivo», ha aggiunto.

Un'affermazione curiosa considerato che l'Italia è in prima fila (insieme a Russia, Statri Uniti, Francia, Gran Bretagna e Israele) nel fornire mezzi e tecnologia militare all'India in particolare nel settore navale e nella realizzazione della nuova portaerei, nave che ha spiccate capacità offensive. L'Italia ha inoltre partecipato, col Consorzio Eurofighter, alla gara per fornire 126 nuovi cacciabombardieri all'aeronautica indiana nella quale, dalle reazioni politiche e industriali, è apparso chiaro che l'unico fatto «non completamente positivo» è stato che la commessa se la è aggiudicata il francese Dassault Rafale.

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