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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2012 alle ore 12:44.

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Formigoni con amici in costa Smeralda (Olycom)Formigoni con amici in costa Smeralda (Olycom)

«Formigoni non può affermare» che Daccò aveva rapporti diretti solo con l'assessorato, «e sorvoliamo sull'inaccettabile spiegazione riguardo la presenza della Minetti nella sua lista: «Me l'ha detto don Verze». Scarica il barile sul prossimo, quando a lui sarebbe bastato domandarsi: «Ma questa qui, l'ha mai fatta in vita sua, non dico una riunione di partito, ma almeno di condominio?».

La lettera a Formigoni
Lo scrive in una lettera al corriere della sera Carla Vites, moglie di Antonio Simone, ex assessore regionale alla sanità lombarda, in carica negli anni '90, in carcere con l'accusa di aver partecipato al maxi-drenaggio di denaro dalle casse della Fondazione Maugeri per creare fondi neri all'estero. «Da privata cittadina - spiega la donna - e soprattutto da militante ciellina della prima ora non ho potuto trattenermi dal pormi una serie di domande, anche perchè, pur essendo una persona qualunque, la sorte mi ha riservato una conoscenza ravvicinata con l'attuale Governatore della Regione Lombardia».

A Formigoni «l'onore di essere al centro di feste e banchetti»
Carla Vites sottolinea che «lo spettacolo» dei rapporti di Formmigoni con Piero Daccò, anch'egli in carcere, «è sotto gli occhi dei molti chef d'alto bordo dove regolarmente veniva nutrito a spese di Daccò stesso, vuoi Santin, vuoi Aimo e Nadia». «Per non parlare dei locali "a la page" della Costa Smeralda dove a chi, come me, accadeva di passare per motivi vari, era possibilissimo ammirare il nostro Governatore seguire come un cagnolino al guinzaglio Daccò». Ma certo - aggiunge -, ci credo anch'io che Robertino non abbia mai raccolto soldi od altri effetti dalle frequentazioni col faccendiere Daccò: a lui bastava l'onore di essere al centro di feste e banchetti, yacht e ville». «I soldi a lui non servivano. Tranne per qualche camicia a fiori o per una giacca orrendamente gialla».

Robertino con Daccò
«Vederli insieme era una gioia degli occhi: soprattutto per una come me che assieme a tanti altri meravigliosi amici di Cl ha militato per lui volantinando, incontrando gente, garantendo sulla sua persona. Era una gioia degli occhi perché, e qui secondo me è la vera tragedia, cioè non tanto se e come egli abbia intascato soldi, Robertino con Daccò e tutta la sua famigliola, si divertiva e tanto».

Rifondare Cl
«Cl - prosegue - deve avere un sussulto di gelosia per la propria identità, per quello che Giussani pensava al momento della fondazione». Mio marito, conclude, mentre Formigoni «si adagia mollemente a beneficio dei giornalisti esibendo quel che resta di un fisico a suo tempo quasi prestante, deve discutere su chi oggi avrà il diritto di allungare le proprie di gambe all'interno di una cella che ospita altri cinque detenuti».

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