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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2012 alle ore 12:24.

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Nel 2011 i disoccupati in senso stretto in Italia sono 2,108 milioni. Lo rileva l'Istat segnalando che, contrariamente alla media europea, questo numero è inferiore rispetto agli inattivi che non cercano un impiego. Secondo i dati Istat, infatti, nel 2011 gli inattivi che non cercano un impiego ma sono disponibili a lavorare sono 2,897 milioni, in aumento del 4,8% rispetto al 2010. La quota di questi inattivi, al top dal 2004, rispetto alle forze di lavoro cresce tra il 2010 e il 2011, passando dall'11,1% all'11,6%, dato questo superiore di oltre tre volte a quello medio europeo.

Continua anche la crescita dei 15-24enni che non cercano lavoro ma sono in ogni caso disponibili a lavorare: dal 30,9% delle forze di lavoro giovanili del 2010 al 33,9% del 2011. Coloro che non cercano ma vorrebbero comunque lavorare sono nel Mezzogiorno circa un quarto delle forze di lavoro, un risultato di oltre sei volte superiore a quello del Nord. Rispetto al 2010 sono di più gli uomini che non hanno cercato un impiego (nelle quattro settimane che precedono quella di riferimento), ma che desiderano e sono disponibili a lavorare. In ogni caso, come lo scorso anno, sei ogni dieci inattivi di questo gruppo sono donne.

Rinunciano perché non trovano
Nel complesso, il 42,6% (circa 1,2 milioni) degli inattivi che non cercano lavoro ma sono disponibili dichiara di aver rinunciato a cercare perchè ritiene di non trovarlo. Lo scoraggiamento interessa in misura consistente sia gli uomini sia le donne. L'incidenza degli scoraggiati sale fino al 47% nelle regioni meridionali, in cui alle minori opportunità d'impiego si affianca una maggiore sfiducia nella possibilità di trovare e mantenere un'occupazione. D'altra parte, la mancanza di competenze specifiche da spendere sul mercato del lavoro alimenta un atteggiamento di rinuncia alla ricerca attiva: nel gruppo degli inattivi disponibili, gli scoraggiati sono la metà tra coloro che hanno conseguito al massimo la licenza media, un quinto tra i laureati.

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