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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2012 alle ore 20:57.

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Urne a ottobre? «Sento dire che Berlusconi andrebbe dicendo che siamo noi a pensarci a questa eventualità. Berlusconi pensi alle cose sue che al Pd ci penso io. Il Pd non ha intenzione di votare ad ottobre, il Pd ha una sola parola: Monti fino al 2013, se gli altri hanno problemi lo dicano». Così in serata Pier Luigi Bersani,leader del Pd.

Il taglio dei costi della politica
Bersani è tornato a parlare di scelte sulla riduzione dei costi della politica, dopo che la proposta Abc ha impattato contro il giudizio poco lusinghiero del primo presidente della Corte di Cassazione, Lupo. «La prossima settimana presenteremo le nostre proposte per la riduzione dei costi dei partiti, per la trasparenza e per il controllo. Su quello non si scherza». L'altro giorno - ha poi proseguito a margine di un incontro elettorale a Verona - presentammo d'urgenza delle norme per la trasparenza e il controllo delle spese dei partiti, tanta stampa dice che non è sufficiente e che è una banalità, è poco. E perché allora la Lega ha impedito l'urgenza? Non vedo nessuno - ha concluso - che se lo sia chiesto».

Lega e Pdl pagheranno il conto
Sono la Lega e il Pdl che hanno governato negli ultimi 8 anni, ed ora dovrebbero pagare il conto. Bersani, punta il dito contro la vecchia maggioranza: «Credo che la Lega porti una responsabilità. Quando si creano partiti personali, miti quasi militareschi, poi non è impossibile che si creino meccanismi anonimi, consorterie, familismi. Credo che la Lega debba presentare il conto delle sue responsabilità politiche per come ha governato il Paese, per come ha promesso il federalismo, per come ha ridotto la dignità e il ruolo della piccola impresa, per come ha tradito i grandi obiettivi di semplificazione, di decentramento vero, di abbassamento fiscale. Credo che sia questo il conto che la Lega e il Pdl debbano pagare».

Per il Pdl una trasformazione alla Mandrake
Il rinnovamento dei partiti? «Gli altri hanno bisogno di una riverniciata, noi non sentiamo questa esigenza. Per il Pdl che ci ha portato fin qua - ha puntualizzato a Verona il segretario del Pd - il rinnovamento deve essere molto più radicale, una trasformazione alla Mandrake».

«Noi del Pd siamo l'usato sicuro»
Riguardo alle novità messe in cantiere dai centristi in questi giorni anche con l'avvio del progetto del Partito Nazione, Bersani ha detto di non aspettarsi «grandissime novità. Credo che ci sia un disagio nel centrodestra - ha spiegato - i tempi non sono semplici ma chi ci ha governato per otto anni negli ultimi dieci e ci ha portato ad una situazione come quella che il Governo Monti deve affrontare dovrebbe rinnovarsi parecchio per poter fare una proposta credibile agli italiani. Io non ci credo che riescano a trasformarsi così radicalmente». Considerazioni che secondo Bersani dovrebbero portare gli italiani a concludere che, in fin dei conti, «finirà che siamo noi del Pd l'usato sicuro».

Grillo e l'uscita dall'euro
Certo il Pd dovrà però fare i conti con la marea montante del populismo prodotta dall'effetto Beppe Grillo. Bersani ha commentato il fatto che il leader del Movimento 5 Stelle proponga con foga l'uscita dall'euro senza pagare il debito. «Preferite forse andare con della carta straccia nel Mediterraneo? L'euro per noi è stato ed è una piattaforma ineludibile. Dopodiché se le politiche di destra ci hanno portano a questo mezzo disastro questo è un altro discorso. Il modo di difendere l'euro è mettere un po' di crescita nel meccanismo europeo. Io spero che i risultati elettorali in Francia segnino, non dico il miracolo il giorno dopo, ma il fatto che si possa discutere di una diversa politica europea».

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