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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2012 alle ore 06:39.

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Beda Romano
«Non siamo severi con l'Italia. Vogliamo solo che trovi un equilibrio e che il paese riesca a camminare con le sue gambe». Il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, risponde così a margine della sua conferenza stampa ai giornalisti italiani che le chiedono la ragione di quella vistosa discrepanza di previsioni sul nostro futuro tra il Fmi e il governo italiano. Mentre per il Def l'anno prossimo si comincia a vedere la luce della ripresa economica e i sacrifici fatti dovrebbero garantire il close to balance cioè uno 0,5% di deficit pubblico, per le stime Fmi l'Italia è destinata a sperimentare una recessione più forte e duratura (-1,9% nel 2012 e -0,3 per cento nel 13) e un disavanzo pubblico più ampio (-1,5% l'anno prossimo).
«Ho avuto un incontro con Lagarde» ha spiegato ieri il vice ministro Vittorio Grilli, a Washington per il summit di primavera dove è presente anche il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. «Abbiamo parlato del piano di stabilità, approfondiremo in ogni caso le nostre riforme e programmi nella prima metà di maggio». Per quella data, infatti, gli esponenti Fmi verranno in Italia per il check up annuale dell'articolo 4 dello statuto. «Quest'anno – ha proseguito Grilli - la loro missione è un pò anticipata perchè al G20 di Cannes si era parlato di un approfondimento particolare. Naturalmente, adesso la situazione è superata e l'Italia non è più un paese sotto osservazione». Sulle differenze di previsioni tra Italia e Fmi Grilli ha detto che «sì è vero, loro hanno le loro previsioni, noi le nostre, ma abbiamo convenuto che in questo momento l'incertezza è talmente forte che il range delle previsioni può variare. Del resto, come ha detto il presidente Monti, l'importante non è la variazione dello zero virgola, la cosa importante è che ci sia convergenza sul fatto che stiamo facendo le cose giuste». Infine, a chi gli ha chiesto un commento sui rumor riguardo ad una sua entrata in politica, Grilli ha replicato: «Sono un ministro tecnico. Sono qui per fare un lavoro durissimo a fianco del presidente Monti, lasciatemi fare il mio lavoro». Per tornare alle posizioni del Fmi la preoccupazione principale è che si trovi un equilibrio duraturo fra crescita economica e risanamento. Del resto, come ha rivelato ieri l'ambasciatore Usa Thorne «il segretario Geithner e Monti si sono parlati ieri, e hanno detto le stesse cose cioè il duro lavoro e la sfida di portare avanti con determinazione queste riforme in un paese come l'Italia, che non cambia facilmente, è di vitale importanza».
Intanto da Bruxelles, la Commissione ha accolto «con favore» la pubblicazione del Def. «I nuovi obiettivi di bilancio sono coerenti alla luce del peggioramento del contesto macroeconomico italiano», ha detto il portavoce Olivier Bailly, aggiungendo che le misure dovrebbero permettere al paese di mettere a segno un «sostanzioso attivo primario l'anno prossimo». La Commissione si rende conto che la recessione rischia di non consentire ai paesi di raggiungere gli obiettivi ed è pronta probabilmente a chiudere un occhio su una deriva dei conti purché gli stati più deboli continuino a rafforzare l'attivo di bilancio al netto degli interessi e a riformare l'economia. In questo senso, «il prossimo passo è l'adozione della riforma del mercato del lavoro, lungamente attesa».
Sempre ieri anche il presidente Hermann Van Rompuy ha avuto parole di sostegno a Monti. «Sta facendo l'inevitabile, ciò che doveva essere fatto da tempo».
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