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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2012 alle ore 08:15.

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Un guadagno minimo, una frazione di punto percentuale, ma pur sempre un miglioramento che testimonia una volta di più la resistenza dell'economia tedesca. Ad aprile, l'indice sulla fiducia delle imprese rilevato dall'Ifo è salito da quota 109,8 a 109,9. In sé un'inezia, quindi, se non fosse che si tratta del sesto miglioramento consecutivo, che l'indicatore è ai massimi da nove mesi e che tutt'intorno alla Germania l'attività delle imprese sconta la crisi del debito pubblico che sembra non finire mai.
Il sottoindice delle aspettative è rimasto stabile, mentre lo 0,1 di incremento del parametro complessivo va attribuito al miglioramento del giudizio sulla situazione attuale, che sale a quota 117,5, «testardamente» - come scrive un analista di Unicredit - al di sopra della media degli ultimi dieci anni (103,9). Passando ai settori, se la fiducia nel comparto delle costruzioni è scesa, è al contrario molto aumentata in un settore fortemente orientato all'export come l'industria manifatturiera. Questo dato in particolare potrebbe essere interpretato come un sintomo di ripresa della domanda globale, o perlomeno dei mercati di riferimento delle imprese tedesche, che hanno spostato il loro focus sulle economie emergenti.
Il dato, superiore alle previsioni della vigilia che puntavano su un calo a 109,5, ha fornito sostegno all'euro, salito fino a 1,3224 sul dollaro.
La Germania quindi sembra sempre più destinata non solo a evitare la recessione che sta colpendo molti dei suoi partner europei, ma addirittura a chiudere l'anno con una crescita non marginale. A dicembre la Banca centrale tedesca aveva previsto per il 2012 un'espansione del Pil di un timido 0,6 per cento. Giovedì, i cinque principali istituti economici del Paese (compreso l'Ifo) hanno previsto una crescita dello 0,9% per quest'anno e del 2% per il 2013. Pochi giorni fa era stato l'indice sulle aspettative degli investitori, lo Zew, a battere le aspettative, salendo ai massimi dal 2010.
Eppure, a marzo l'attività dell'industria manifatturiera ha registrato il primo calo in tre mesi e le vendite al dettaglio quest'anno hanno fatto registrare una flessione dopo l'altra. Ma la frenata cominciata nell'ultima parte del 2011 e proseguita nel primo trimestre di quest'anno potrebbe già essere stata archiviata.
Secondo il report dei principali istituti economici tedeschi, le esportazioni cresceranno del 3,1% quest'anno e del 5,1% nel 2013, sempre più orientate fuori dall'Eurozona, verso i mercati asiatici e gli Stati Uniti. Anche la domanda interna farà la sua parte, sostenuta dalla continua riduzione della disoccupazione. I consumi sono stimati in aumento dello 0,9% quest'anno e dell'1,3% il prossimo. Con l'attività economica continuerà a migliorare anche il mercato del lavoro, con i disoccupati che scenderanno a 2,6 milioni nel 2013. In miglioramento pure i conti pubblici, già invidiabili, con il deficit in calo allo 0,6 e allo 0,2% del Pil rispettivamente quest'anno e il prossimo. Sulla base dei costi comparati, secondo i cinque istituti economici, le imprese tedesche sono ai livelli massimi di competitività da 30 anni questa parte.
Cifre da alieni se calate nel contesto dell'Eurozona, ma che sono esposte a un fattore di rischio. Le esportazioni tedesche sono molto diversificate e orientate per nicchie, ma sono anche sempre più dipendenti dalla domanda della Cina, che sta rallentando i propri ritmi di crescita. La tenuta dell'eccezione tedesca potrà allora dipendere dal processo di trasformazione intrapreso da Pechino e dalla capacità del Governo cinese di pilotare l'economia in un atterraggio morbido.
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