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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2012 alle ore 08:11.
WASHINGTON. Dal nostro inviato
«La fase più acuta della crisi economica è superata» e le «condizioni dell'offerta di credito all'economia si stanno normalizzando, lasciando alle nostre spalle il rischio di un credit crunch grave». Sono due gli aspetti positivi della vita economica del nostro paese che Vittorio Grilli, vice ministro per l'Economia e Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, hanno messo in evidenza durante il G20 e gli altri incontri al Fondo monetario internazionale, ricevendo in cambio commenti positivi. «Non si è parlato molto di Italia e questo è un bene – ha chiosato Grilli nella conferenza stampa tenuta insieme al governatore – ma tutte le volte che se ne è parlato si è trattato di commenti positivi».
Ma il Fondo è pessimista sulla congiuntura in Italia, obiettano i giornalisti. Non si deve accelerare sull'obiettivo crescita? «Quando si parla di crescita bisogna capirsi. Si confonde l'andamento di medio-lungo periodo e l'andamento ciclico, ma quello non è un problema di come si stimola la crescita, ma di come si argina un andamento recessivo nel breve periodo», ha detto Grilli. Sul medio-lungo termine, invece, bisogna parlare di politiche che riattivino il potenziale di crescita: la conclusione unanime «è che la priorità è il riequilibrio dei conti pubblici, senza il quale non c'è terreno per politiche a sostegno della crescita», ha sottolineato il viceministro. La riduzione della spesa pubblica resta dunque un obiettivo prioritario; quanto al volume del debito, che schiaccia la crescita come un macigno, Grilli assicura che «non stiamo tralasciando nulla, neanche operazioni di finanza straordinaria come eventuali dismissioni del patrimonio pubblico a privati, per abbattere il debito». Grilli batte poi sul fatto che è necessario «evitare la sensazione che abbiamo fatto l'aggiustamento fiscale ma non c'è crescita, e che dunque abbiamo sbagliato». Non è così, spiega, anche se il processo di risanamento delle finanze e quello degli effetti delle riforme per la crescita «hanno tempi diversi».
In ogni caso, nel discorso pronunciato al comitato ministeriale del Fmi Grilli ha sottolineato ieri che «vi sono segnali che una moderata ripresa economica potrebbe cominciare in Italia già nel terzo trimestre del 2012». Dal canto suo, il governatore Visco ha spiegato che l'esercizio del Fmi secondo il quale vi sarà nei prossimi due anni una contrazione dell'offerta di credito del 2,7% è frutto di calcoli estremamente semplificati e parla di un fenomeno che per il nostro Paese è già alle spalle, grazie alle due operazioni di finanziamento straordinario a tre anni messe in atto dalla Bce. Tra l'altro, sostiene Visco, il Fmi parla dell'elevato leverage delle banche europee ma «la leva finanziaria delle banche italiane è molto più bassa della media europea: il rapporto tra attivo e capitale in Italia è pari a 19 mentre la media europea è superiore a 30». Inoltre, aggiunge, grazie all'azione di rafforzamento patrimoniale, oggi il core tier one ratio delle banche italiane supera il 9%: i requisiti di capitale sono quindi sufficienti e le aziende di credito italiane saranno in condizione di rispettare i requisiti di Basilea tre. Le banche italiane non devono far fare, quindi, particolari cure dimagranti ai loro attivi e, spiega il governatore, le modalità con le quali avverrà la riduzione del leverage in Italia non comporteranno altri effetti sul credito. Inoltre, ha sottolineato, il credit crunch che è stato evitato con la politica monetaria messa in campo nei mesi scorsi dalla Bce sarebbe stato di un ordine di grandezza molto più elevato, addirittura di circa dieci punti percentuali. In definitiva, sintetizza Visco, dopo i problemi registrati alla fine dell'anno scorso «le condizioni del credito stanno migliorando» e la dinamica fiacca dei prestiti è da collegare prevalentemente alla recessione in corso. Serviranno altre operazioni del tipo Ltro? è la domanda. «Al momento sono considerate sufficienti, anche perché i fondi ridepositati in Bce sono lì a disposizione del sistema». Quanto alla perdita di capacità competitiva delle imprese, secondo il governatore il problema principale in questo caso non sono le difficoltà di accesso al credito: «La competitività del sistema italiano dal punto di vista del cambio reale è peggiorata come riflesso della crescita della produttività, che in Italia è stata molto bassa per 10-15 anni».
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