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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2012 alle ore 21:25.

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Marine Le Pen (Epa)Marine Le Pen (Epa)

Pubblichiamo l'intervista del 2 dicembre 2010 a Marine Le Pen

PARIGI - Alta, bionda. Una maglietta e un paio di jeans. Un bel sorriso e una voce roca. Non c'è dubbio, Marine Le Pen è una che funziona. Alla radio, in tv, nelle interviste, negli incontri con i militanti. E, molto probabilmente, in campagna elettorale. Certo, per diventare la candidata del Fronte nazionale alle presidenziali del 2012 deve ancora superare l'ostacolo del congresso del partito, che il 15 e 16 gennaio a Tours dovrà scegliere tra lei, 42 anni, e il suo avversario Bruno Gollnisch, 60. Ma le previsioni sono tutte dalla sua parte. Se l'estrema destra vuole uscire dal ghetto in cui è sempre stata confinata, se vuole rompere il "patto repubblicano" a esclusione che le ha impedito di essere presente in Parlamento il leader sarà lei. Che da anni cerca di sganciarsi dall'immagine del padre e di dare al partito un volto più moderato, più moderno, più accettabile.

Ci sta riuscendo?
Penso di sì, penso che stiamo entrando finalmente in una fase nuova. Con l'uscita di scena di mio padre finisce anche la caricaturizzazione, la demonizzazione del Front national. Noi abbiamo sempre giocato il gioco della democrazia in una Francia che pure rappresenta un'eccezione antidemocratica, visto che un partito con il 13-14% dei voti non ha neppure un deputato. Ora ci sono io. Una donna, giovane e attenta ai temi del sociale. Toccherà a me costruire un altro polo di aggregazione a destra, un'alternativa al bipolarismo.

Quindi senza alleanze con la destra istituzionale gollista?
Noi e l'Ump del presidente Sarkozy siamo incompatibili. E i loro dirigenti che parlano di possibili alleanze lo fanno soltanto perché hanno paura di perdere nei loro collegi.

E dove pensa di arrivare? All'Eliseo?
Perché no? Non è un'ipotesi così assurda. Sarkozy è a livelli di popolarità incredibilmente bassi e al primo turno molti voti gli verranno sottratti dai centristi e dall'odiato de Villepin. L'asticella per passare al secondo turno potrebbe scendere al 18-19 per cento. Secondo i sondaggi io sono al 14 e la campagna non è neppure cominciata. Se vado al ballottaggio con i socialisti la destra voterà per me.

Francamente mi sembra uno scenario del tutto irrealistico.
Stanno succedendo molte cose che non avremmo immaginato. Sull'orlo della bancarotta non ci sono soltanto la Grecia e l'Irlanda. Poi toccherà al Portogallo, quindi alla Spagna, mentre l'Italia e persino la Francia sono nel mirino dei mercati. L'effetto domino delle crisi dei paesi farà crollare questo sistema, travolgerà l'Europa e la moneta unica. In periodi come questo la ricomposizione politica può essere brutale.

E quale sarebbe la Francia del Fronte nazionale?
Una Francia nuovamente sovrana. Che controlla la sua moneta, il suo bilancio, le sue frontiere. Che faccia un po' di sano protezionismo e possa decidere liberamente il sostegno a un settore produttivo strategico. Basta con la libera circolazione delle persone, che vuol dire immigrazione a basso costo utilizzata per impoverire le buste paga dei francesi. Basta con la libera circolazione delle merci, che vuol dire concorrenza sleale e delocalizzazione produttiva. Basta con la libera circolazione dei capitali che vuol dire porte aperte alla speculazione.

Un libro dei sogni. O degli incubi.
E perché? Perché dobbiamo per forza prendere per buono questo sistema, apparentemente incontestabile? Perché non possiamo immaginarne uno diverso? Veniamo da un secolo caratterizzato da due totalitarismi, il nazismo e il comunismo, e ora ne viviamo altri due, il mondialismo e l'islamismo. La dittatura del libero mercato, peraltro finto, e della religione. Mi dispiace, non ci sto.
Slogan, semplificazioni, illusioni. Ma le campagne elettorali sono fatte anche di questo. A volte soprattutto di questo.

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