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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2012 alle ore 22:30.

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In molti l'avevano promesso: sfideremo la legge sul silenzio elettorale, faremo girare i risultati in anticipo. Eppure, avere cifre affidabili dai social network sull'esito del primo turno delle presidenziali francesi prima delle 20, ora di chiusura degli ultimi seggi, si è rivelato meno facile del previsto, anche per la decisione dei grandi istituti di sondaggi di non effettuare exit poll. Su Twitter, la disobbedienza organizzata aveva scelto una forma molto provocatoria: l'hashtag #RadioLondres, in riferimento alla radio clandestina con cui il governo francese in esilio inviava informazioni al Paese occupato dai nazisti. L'esperimento, però, ha funzionato solo fino a un certo punto: alla volontà di far circolare l'informazione si sono mescolati spirito goliardico e strategie di propaganda, inondando il sito di microblogging fino dal primo mattino con oltre duemila cinguettiì all'ora. La Commissione dei sondaggi - l'Authority francese che sovrintende alla diffusione delle cifre sulle previsioni elettorali - si è comunque rivolta alla Procura di Parigi in merito alla pubblicazione anticipata dei risultati.

«Avrebbe potuto essere un'idea utile, prima di diventare uno strumento di militantismo cretino», scrive Eric Maillard, agente di pubbliche relazioni, mentre la blogger Imnotalone nota con disappunto: «è diventato un punto di ritrovo per troll (utenti che riempiono reti e forum con messaggi inutili o di disturbo, ndr.). Triste». Qualcuno, in verità, aveva provato ad usare il tag con il suo scopo originale, riferendo del «cielo blu» (colore del partito di Nicolas Sarkozy, l'Ump) a Noumea, capoluogo della Polinesia francese, o del «punch alla rosa» (simbolo dei socialisti) che si beve alle Antille. Ma per la maggior parte degli utenti è stato soprattutto un modo di scherzare un po' su tutto, da Carla Bruni («si è iscritta a Meetic, ripeto si è iscritta a Meetic», noto sito di incontri online) allo spettro di un nuovo passaggio al secondo turno per l'estrema destra del Front National («se MLP arriva al secondo turno, eccovi il traffico quotidiano degli aeroporti francesi»), alla stessa legge sul silenzio elettorale con le sue salatissime ammende («a 75.000 euro per cavolata postata su #RadioLondres, Twitter riempirà in 24 ore il debito della Francia»).

Al di là del pasticcio Twitter, c'è però chi ha regolarmente fornito, man mano che erano ufficializzati, gli agognati numeri in anticipo sui tempi: i siti d'informazione belgi o della Svizzera francofona, come quello della radio vallone Rtbf, del quotidiano di Bruxelles Le Soir o della Tribune di Ginevra. Qui, già alle 15 erano disponibili i primi risultati dei territori d'oltremare al di là dell'Atlantico, che avevano votato sabato per il meccanismo del voto anticipato, e l'aggiornamento è stato costante per tutto il pomeriggio, con i primi exit poll intorno alle 17.30 e poi le cifre dei centri minori della Francia metropolitana, dove le urne hanno chiuso già alle 18.00, due ore prima rispetto alle grandi città. I media degli altri Paesi, prevedibilmente, hanno seguito a ruota, rilanciando e commentando stime, cifre e tendenze. Il tutto senza violare alcuna legge, dato che il vincolo di silenzio imposto dal Consiglio superiore dell'audiovisivo vale solo per i mezzi di comunicazione con sede sul territorio transalpino.

Così, sotto la pressione di siti, tv e radio di tutto il mondo, Francia esclusa, anche l'agenzia France Presse, organo d'informazione istituzionale transalpino per antonomasia, ha finito per cedere: alle 18.48, citando «fonti concordanti», ha diffuso il suo primo risultato, con oltre un'ora d'anticipo sulla soglia di legge, ma con un'avvertenza che suonava come un escamotage: «attenzione embargo, valido per tutti i media compresi i siti web». (Ansa)

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