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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2012 alle ore 06:41.

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Per la comunità musulmana in Italia la visita fatta ieri dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla grande moschea di Roma si traduce in una frase: è un momento storico e simbolico di grande importanza e riconoscimento. Lo ricorda da subito molto bene l'ambasciatore dell'Arabia Saudita, e presidente del Centro islamico, Saleh Mohammed al-Ghamdi che ripercorre la storia del centro dagli anni 70. Si è passati, ricorda l'ambasciatore, dalla posa della prima pietra da parte del presidente Sandro Pertini nell'84, alla visita di Oscar Luigi Scalfaro nel '97, in un continuum ideale fino alla presenza di Napolitano.
La platea nel salone per le conferenze della Grande moschea era gremita dei rappresentanti della comunità islamica italiana e del corpo diplomatico delle ambasciate arabe. Napolitano non prenderà la parola dal palco, ma è un illustre ospite che ascolterà. Ad accompagnarlo i ministri Anna Maria Cancellieri e Andrea Riccardi. È quest'ultimo a prendere la parola per ricordare come «la sfida del futuro in realtà sia proprio quella della convivenza tra diversi». «Il presidente Scalfaro affermò – ricorda Riccardi - che nella Roma dei Cesari e dei papi c'è posto per tutti. Qualcuno aveva previsto dopo l'11 settembre lo scontro tra Occidente e Islam. Dieci anni dopo la primavera araba ha disegnato un nuovo scenario: le ragioni della convivenza sono più forti».
Napolitano in un breve commento fa riferimento alla Primavera araba. Poniamo «grande attenzione ai nuovi governi - dice - che si formano nei paesi della Primavera araba, come quello tunisino» e rimarca la volontà e i suoi sforzi «per rafforzare i rapporti tra le due sponde del Mediterraneo» con un riferimento all'ormai prossima visita in Tunisia. A fargli da eco è Abdellah Redouane, segretario del Centro Islamico della grande moschea: «Tutte le prospettive – spiega Redouane - indicano che il flusso migratorio continuerà nel futuro e l'Europa rimarrà una delle destinazioni privilegiate. Ecco perché se sono importanti il lavoro la casa la scuola e la lingua, è altrettanto importante e urgente esercitare liberamente il proprio culto in luoghi dignitosi». E il riferimento sul dossier delle moschee in Italia non è poi cosi sottile. È ancora sull'integrazione che vanno le parole dell'ambasciatore dell'Arabia Saudita e al-Ghamdi, al presidente Napolitano: i musulmani in Italia, sia italiani che immigrati, sono una delle componenti più genuine della società italiana ed è loro speranza e nostro auspicio, che vengano riconosciuti il sostegno e le agevolazioni che la Costituzione italiana ha concesso alle altre religioni e culture». Il riferimento è all'intesa con lo Stato italiano, un traguardo a cui la comunità musulmana aspira ormai da tempo ma senza ancora riuscirci. E quale momento migliore per rilanciarlo se non in presenza del presidente della Repubblica.
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