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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2012 alle ore 06:41.

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ROMA
«Silvio mi ha chiamato ieri mi ha detto "Ruby ti do quanti soldi vuoi, ti copro di oro, l'importante è che nascondi il tutto, nascondi il tutto e non dire niente a nessuno". È pazzo di me». "Silvio" è l'ex premier Silvio Berlusconi. A parlare, invece, è Karima el Mahroug, meglio conosciuta come Ruby, la giovane marocchina che dà il nome al processo che vede imputato lo stesso Berlusconi a Milano per prostituzione minorile. Ieri il sito Repubblica.it ha pubblicato alcune intercettazioni che riguardano telefonate, tra il 26 e il 28 ottobre 2010, fra Ruby e alcuni suoi amici e familiari in cui parla dell'ex premier. Si tratta di dichiarazioni già in parte anticipate dagli organi di stampa nel gennaio 2011. Secondo Ruby, sentendo la sua voce sulle registrazioni, l'ex premier le dava «ogni settimana 47mila euro», ma non ci sarebbe stato «sesso» tra i due. La giovane, poi, avrebbe chiesto a Berlusconi «5 milioni in cambio del fatto di fare la pazza» e lui «ha accettato».
«È che vado a casa sua. Siamo amici da un anno», dice Ruby all'amica Antonella, che rapida la incalza: «Ma proprio amici?» «Sì – la risposta – solo che la gente pensa subito a male, pensa a una ragazza bella che va a casa di Silvio e lui ogni settimana mi dava 47mila euro... La gente pensa "avrà avuto qualche cosa, avrà fatto sesso". Non è così». E Antonella commenta: «Ahhh...».
In un'altra conversazione si sente la ragazza che dice, sempre riferendosi a Berlusconi, che «è pazzo di me. Il problema di questo processo è che sono minorenne». In una telefonata a un'amica, il 26 ottobre 2010, Ruby racconta: È «successo un casino» e prosegue dicendo, «mi ha chiamato lui», che si suppone essere Berlusconi, «la sua segretaria due volte, il mio avvocato. Il mio avvocato è venuto da me e mi ha detto: Ruby dobbiamo trovare una soluzione. È un caso che supera quello della D'Addario e della Letizia (probabilmente Noemi Letizia, ndr), perché eri proprio minorenne. Adesso siamo tutti preoccupatissimi». L'amica ribatte dicendole che il 1° novembre compie gli anni e diventa maggiorenne. Ruby risponde: «Non c'entra niente. Quando sei minorenne sei minorenne».
In una telefonata con il padre, sempre il 26 ottobre, Ruby racconta di essere con l'avvocato, «stiamo parlando di queste cose e dobbiamo trovare una soluzione..., Silvio gli ha detto "dille che la pagherò il prezzo che lei vuole l'importante è che lei chiuda la bocca, che neghi tutto, e che dica pure di essere pazza ma l'importante è che mi tiri fuori da tutte queste questioni, che io non ho mai visto una ragazza che ha 17 anni, o che non è mai venuta a casa mia"... stiamo parlando di queste cose adesso, dopo ti richiamo, quando avrò finito con lui ti chiamerò». Il 28 ottobre 2010 è la volta della telefonata di Ruby all'amico Sergio, in Sicilia. La giovane si informa di un suo viaggio a Genova e gli racconta gli sviluppi: «Un casino, ci hanno scoperto», e spiega: a Berlusconi «abbiamo chiesto con il mio avvocato 5 milioni di euro in cambio del fatto di fare la pazza e seguiremo questa strada. E lui ha accettato».
Proprio i soldi che potrebbero arrivare permettono a Ruby di ostentare sicurezza. In una conversazione telefonica con un'amica, intercettata sempre dagli inquirenti, la ragazza si lamenta che adesso tutti la chiamano. All'insistenza dell'amica che chiede se ha paura di tutto ciò che sta uscendo sui giornali, risponde: «Non ho paura, avrò tanti soldi e la fama, di che cosa devo avere paura. È un po' come Noemi Letizia solo che lei era maggiorenne e io minorenne».
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IL CASO RUBY

La notte in questura
L'ex premier Silvio Berlusconi è accusato di concussione, per le pressioni che avrebbe esercitato con una telefonata alla questura di Milano per far rilasciare Karima el Mahroug (detta Ruby, nella foto), e di prostituzione minorile, in relazione agli atti sessuali che avrebbe compiuto con la minorenne marocchina in cambio di denaro e regali
Il processo
Il processo a Berlusconi si è aperto il 6 aprile 2011. Camera e Senato hanno sollevato il conflitto di attribuzioni nei confronti della Procura di Milano sull'inchiesta, sostenendo che debba essere soltanto il Tribunale dei ministri ad occuparsi della questione. Il 14 febbraio la Corte costituzionale ha respinto il ricorso. Il processo va avanti

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