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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2012 alle ore 19:07.

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Sull'impero di Rupert Murdoch si addensa un nuova minaccia. Secondo il Financial Times, l'autorità britannica di vigilanza sul settore telecomunicazioni, l'Ofcom, ha intensificato l'indagine avviata lo scorso anno su BSkyB, il gruppo di televisione satellitare controllato al 39,1% da News Corp. L'indagine, avviata dopo che è divenuta di pubblico dominio la vicenda delle intercettazioni illegali condotte dai giornalisti di News of the World, mira a determinare se BSkyB, in quanto società che gravita attorno al gruppo Murdoch e fino allo scorso luglio oggetto di una potenziale offerta pubblica d'acquisto totalitaria da parte della stessa News Corp, sia ancora "fit and proper" per detenere la licenza di trasmettere sul pubblico etere, cioè se abbia ancora i requisiti necessari o se invece si debbano adottare misure correttive. Misure, spiega il quotidiano britannico, che possono andare dalla richiesta a News Corp di vendere la propria quota alla decisione di levare del tutto la licenza di trasmissione al gruppo. Ofcom intanto ha chiesto una nuova valanga di documenti per valutare se la piattaforma satellitare di cui il gruppo Murdoch è il principale azionista.

«Mi sono giocato la reputazione per il resto della vita»
Murdoch dice di essere vittima di un insabbiamento e prende le distanze dal Tabloidgate. Quello scandalo gli ha fatto perdere una montagna di soldi, ma non solo: «Mi sono giocato la reputazione per il resto della mia vita» perché uno o due «personaggi forti» a News of the World hanno impedito allo staff di portare alla luce lo scandalo con lui e con i suoi rappresentanti nel Regno Unito, il figlio James e Rebekah Brooks. «Quel giornale era un aberrazione», ha detto il più importante magnate dei media dei nostri tempi: «Ma sono io che ho sbagliato, avrei dovuto chiuderlo molto prima». Murdoch ha raccontato la sua reazione quando scoppiò il caso Milly Dowler, la bambina scomparsa il cui cellulare era intercettato dai giornalisti al centro del Tabloidgate. «Entrai nel panico. Potevi sentire l'esplosione dalla finestra», dice il nuovo Citizen Kane parlando dello scoop del Guardian sulle intercettazioni di News of the World nel cellulare della bambina uccisa da un maniaco.

Il caso Dowler fu «una sfortuna», si è lasciato sfuggire il vecchio tycoon: se non ci fosse stato il Tabloidgate, «a quest'ora l'affare BSkyB sarebbe andato in porto». Adesso invece, a causa dello scandalo, «centinaia di milioni» sono andati in fumo e altre perdite colossali potrebbero essere in arrivo. Murdoch ha spostato la colpa dell'insabbiamento su «un avvocato, amico e compagno di bevute di giornalisti del tabloid» (il legale di News International Tom Crone che a sua volta ha definito le accuse del tycoon «vergognose menzogne») e sull'ultimo direttore del tabloid Colin Myler, passato qualche mese fa oltre atlantico al timone del rivale Daily News. Sia Crone che Myler sostengono di aver allertato James Murdoch nel 2008 dei problemi a News of the World, ma Murdoch ha raccontato tutt'altra storia: «Non venimmo informati di quel che succedeva. Ci fu cover-up di cui tutti siamo stati vittime». In definitiva, però, «io sono il capo, e la responsabilità è mia», ha detto il tycoon.

Le ripercussioni politiche
Calato il sipario sulla commissione Leveson, la bufera non ha accennato a placarsi sul fronte politico: se News Corp ha ritrattato il numero degli incontri tra Murdoch e Cameron da quando il leader Tory è a Downing Street, oggi il Cabinet Secretary, l'equivalente del Segretario Generale della Presidenza del Consiglio, ha telefonato a Lord Leveson chiedendo di ascoltare a sua discolpa il ministro della Cultura Jeremy Hunt: una richiesta che ha provocato accuse di interferenza del governo nell'indipendenza della Commissione. Hunt ieri ha salvato la pelle, ma fino a quando? Oggi i laburisti hanno chiesto al ministro di render pubblica la sua corrispondenza email con Adam Smith, il consulente del ministero diventato punto di contatto tra esecutivo e News Corp. Ieri le dimissioni di Smith hanno salvato Hunt, provocando un caustico commento di un parlamentare dell'opposizione: «Quando i rampolli 'posh' sono nei guai se la cavano licenziando i domestici». Ma Hunt, ha attaccato oggi il capo dell'opposizione Ed Miliband, è stato usato come «firewall» per proteggere Cameron. Altri fuochi di artificio sono comunque in arrivo. Il primo maggio la Commissione parlamentare che ha indagato sul Tabloidgate presenterà un rapporto che, ha detto una fonte al Financial Times, «avrà critiche un pò per tutti».

La profezia: giornali e libri spariranno entro 20 anni
Murdoch prevede anche che giornali e libri stampati spariranno entro 20 anni. La profezia di Murdoch arriva nel secondo giorno di audizione davanti alla Commissione Leveson: il tycoon spiega di preferire «l'esperienza tattile» di un libro o un quotidiano stampato, anzichè l'immaterialità di internet. Ma «entro 20 anni i giornali stampati non esisteranno più», afferma lo Squalo, secondo quanto riporta la stampa britannica. «Verrà il giorno in cui dovremo dire che non ci possiamo permetterci i camion, non possiamo permetterci le macchine. E tutto diventerà elettronico», aggiunge.


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