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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2012 alle ore 10:50.

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Il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker ha confermato ieri sera che non intende accettare un nuovo mandato alla guida dell'Eurogruppo. In un convegno ad Amburgo ha dato il suo appoggio alla candidatura del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble.

La presa di posizione è giunta mentre proprio domani i ministri finanziari dell'Unione si riuniranno qui a Bruxelles per discutere di una direttiva che deve trasporre nel diritto comunitario le regole di Basilea 3.
Juncker, 57 anni, ha spiegato che sta lasciando la carica di presidente dell'Eurogruppo, il cui mandato scade in giugno, anche perché «stanco» del comportamento franco-tedesco: «Agiscono come se fossero gli unici membri del gruppo», ha denunciato il premier lussemburghese, alla guida del consesso dei ministri finanziari della zona euro dal 2005. Con l'occasione Juncker ha annunciato che «appoggia pienamente» Schäuble nella corsa alla sua successione. L'uomo ha «requisiti perfetti».

Da inizio marzo ormai circola voce che il 69enne ministro tedesco sia candidato alla guida dell'Eurogruppo. Al cancelliere Angela Merkel la nomina farebbe comodo per tranquilizzare quella parte della società tedesca sempre preoccupata all'idea che la Germania debba pagare per gli errori di altri pur di mantenere in vita l'unione monetaria. La partita tuttavia è ancora aperta. La scelta è stata rinviata a dopo le elezioni presidenziali francesi del 6 maggio.
Schäuble è uomo politico controverso. Le sue credenziali europeiste non sono messe in dubbio, ma negli ultimi tempi è parso a molti diplomatici rigido e arrogante. In occasione dell'ultimo Eurogruppo, che si è tenuto a Copenhagen a fine marzo, ha iniziato la riunione mettendo subito in chiaro le condizioni tedesche a un potenziamento del paracadute europeo. Molte delegazioni temono che da presidente dell'Eurogruppo vorrà imporre le scelte della Germania.

Altri osservatori invece sono convinti che della nomina di Schäuble potrebbero beneficiare tutti. Consentirebbe alla signora Merkel una politica europea più accomodante e costringerebbe il ministro tedesco a essere «un onesto conciliatore». La partita è legata ad altre posizioni: la presidenza dell'Esm a cui potrebbe andare un candidato spagnolo, e la nomina di un banchiere al board della Banca centrale europea. In questo caso l'uscita di scena di Juncker favorisce il lussemburghese Yves Mersch.
Proprio domani si terrà un vertice straordinario dell'Ecofin, che riunisce i ministri finanziari dell'Unione. I governi valuteranno un'altra nomina in scadenza: la presidenza della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. I candidati sono cinque, e non è prevista per ora una scelta definitiva. Oltre a dibattere della BERS, i ministri discuteranno anche di una nuova e controversa direttiva che dovrebbe consentire ai 27 di trasporre nel diritto comunitario nuove regole prudenziali.

Basilea 3, che nasce sulla scia dello sconquasso del 2008, introduce norme più stringenti sui requisti patrimoniali delle banche. Alcuni stati - come la Gran Bretagna o la Svezia - sostengono che le regole comunitarie dovrebbero solo garantire un livello minimo, consentendo alle autorità nazionali di aumentare i requisiti se necessario. Sull'altro fronte, la Commissione, la Germania e la Francia sono invece convinte che sia necessario mantenere norme le più omogenee possibili.
Spiega un esponente comunitario: «Il dilemma è chiaro: come permettere ai vari Paesi di bloccare sul nascere nuove crisi finanziarie, riducendo il rischio di bolle, pur garantendo nel contempo regole uniformi in tutta Europa ed evitando segmentazioni del mercato unico?». Secondo un possibile compromesso, ancora tutto da negoziare, un cuscinetto addizionale del 3% del Tier One potrebbe essere imposto a livello nazionale. Un requisito più elevato richiederebbe il benestare comunitario.

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