Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2012 alle ore 06:38.

My24


CUNEO
Parte dal Piemonte con l'obiettivo di coinvolgere tutto il territorio nazionale, il ricorso contro la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dello Sviluppo economico per chiedere il risarcimento dei danni subiti a causa dei ritardi nel rimborso dei crediti Iva.
Una class action all'italiana (tecnicamente un liticonsorzio facoltativo attivo), che oggi prenderà forma con il deposito al Tribunale di Roma di un atto di citazione – prima firmataria l'azienda leader in regione nel lattiero-caseario, la Inalpi di Moretta di Cuneo, promotrice l'Associazione Nord-Ovest 2020 assistita dallo studio legale Pavia e Ansaldo – che chiama in causa lo Stato per la violazione della normativa comunitaria sull'Iva e i conseguenti danni che i ritardati rimborsi fiscali provocano alle imprese, tra oneri finanziari per far fronte al circolante, fidejussioni e mancati investimenti.
«Il punto di partenza, più volte ribadito dalla Corte di giustizia europea, è che l'Iva è un istituto neutro, per cui essa non deve in alcun modo gravare sulle imprese, esponendole a indebiti rischi finanziari», precisa Stefano Grassani, presidente dell'Associazione Nord Ovest 2020 (che cura lo sviluppo delle Pmi nella macroregione) nonché avvocato specializzato in diritto Ue e antitrust dello studio Pavia e Ansaldo. «Per questo – aggiunge – abbiamo cercato di costruire un'azione di tutela collettiva che salvaguardi non tanto il cittadino quanto l'impresa lesa dal comportamento statale. Alla causa instaurata da Inalpi potranno aderire tutte le altre imprese, e sono molti i contatti ricevuti, con un'analoga pretesa. Sul sito dell'Associazione è stata aperta una pagina apposita per la class action e confidiamo in una vera e propria mobilitazione di massa, trasversale ai settori».
Dopo settimane di denunce delle Pmi italiane per i 5 miliardi di crediti Iva che si stima siano bloccati nella macchina statale e ritardi nei rimborsi che toccano i due anni per le dichiarazioni annuali e 12 mesi per quelle trimestrali, si passa dunque alla formale citazione in giudizio. Anche perché l'inadempienza dello Stato italiano è lampante di fronte a tempi medi dei rimborsi che tra Germania, Francia o Belgio non superano i 60 giorni. Tre mesi è invece il "termine ragionevole" previsto dalle disposizioni italiane in virtù della neutralità dell'Iva, ma mai rispettato. Con l'aggravante, nota Grassani, della precisa volontà del Governo di prelevare fondi dalla contabilità dell'agenzia delle Entrate destinata a rimborsi e compensazioni Iva, per finanziare le riforme promesse.
«L'avvio dell'azione legale è il segnale di un'esasperazione di noi piccole e medie imprese – spiega Ambrogio Invernizzi, presidente di Inalpi, 8 milioni di crediti Iva bloccati, altri 700mila euro solo ad aprile – di fronte a uno Stato che ci costringe a prestiti forzosi aggiungendo un ulteriore elemento di disparità concorrenziale rispetto ai competitor europei, in un sistema-Paese che già ci penalizza tra fisco e burocrazia. Anche perché dopo tante proteste non abbiamo avuto alcun riscontro da Governo ed Equitalia».
La class action sarà presentata l'8 maggio a Parma in occasione della fiera Cibus.

www.nordovest2020.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi