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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2012 alle ore 08:16.

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«Se non c'è l'accordo, il nostro relatore in commissione, Gianclaudio Bressa, si dimette da relatore e si va in Aula e si alza la mano. Noi siamo per il dimezzamento immediato del finanziamento ai partiti a partire dalla prossima rata. Non siamo disposti ad arretramenti». In chiusura di campagna elettorale per le amministrative di domenica e il giorno dopo l'ennesimo slittamento in commissione alla Camera della presentazione del testo unificato sul finanziamento dei partiti, Bersani non ci sta ad essere accostato a chi non vuole l'autoriforma. E lancia il suo aut aut agli "alleati", in primis il Pdl ma anche l'Udc.

Il nodo su cui sembra essersi incagliato giovedì il confronto tra i partiti non è tanto il quantum (che i finanziamenti vadano tagliati è opinione comune) quanto piuttosto la tempistica: da quando attivare i tagli? Il Pd vuole partire dalla tranche di 180 milioni in arrivo a luglio. Pdl e Udc frenano. Già, perché i partiti hanno in gran parte provveduto a impegnare quei soldi in arrivo attraverso prestiti da parte delle banche. È la situazione del Pdl, ad esempio. Che ha già scontato in banca l'anticipo per la quota di sua spettanza, 68 milioni. Da qui la rivolta di molta parte del partito – dagli ex An al coordinatore Denis Verdini, già tesoriere – contro le ultime posizioni del segretario Angelino Alfano. Che vorrebbe superare il finanziamento pubblico attraverso un sistema di piccole donazioni da parte dei privati detraibili dalle tasse. La proposta dell'economista Pellegrino Capaldo, insomma. Lodata anche da Pier Ferdinando Casini. Ma già ieri il leader dell'Udc appariva più cauto, ribadendo la necessità che il finanziamento pubblico ai partiti non venga abolito dei tutto e presentando una nuova proposta di legge che prevede un sistema misto pubblico-privati.

Le proposte in Parlamento continuano dunque ad aumentare. Ma per quella condivisa occorrerà aspettare almeno lunedì, dopo il primo turno delle amministrative. Nessuno, a urne ancora aperte, vuole correre il rischio di essere accusato di aver salvato la "tranche" di luglio. Alfano intanto se la prende con Giuliano Amato, appena nominato qualche giorno fa dal premier Mario Monti superconsulente in materia di finanziamento ai partiti. Una scelta vissuta dai partiti come una minaccia di intervento diretto del Governo nelle tasche dei pariti. «Qualsiasi proposta deve passare dai gruppi parlamentari e dal Parlamento – ribadisce Alfano –. Non c'è alcuna ipotesi logica di scavalcare i partiti, i quali comunque prima fanno e meglio è». Ad ogni modo Amato è al lavoro per «affiancare il Parlamento», come ha precisato lui stesso rifiutando l'etichetta di commissario, e per metà maggio dovrebbe essere pronto una sorta di "libro bianco" sulla materia. Tra gli ultimi contributi visionati dall'ex premier anche quello di Filippo Cavazzuti pubblicato sul giornale web FIRSTon line (www.firstonline.info): una modifica all'attuale legge sui rimborsi elettorali che con la semplice cancellazione di un comma vedrebbe i rimborsi ridursi drasticamente.

Intanto, a dare l'idea dell'aria che tira fuori dal Palazzo, il comico-blogger Beppe Grillo approfitta delle ultime ultime ore di campagna elettorale per pubblicare sul suo sito le foto "segnaletiche" di 5 tesorieri di partito: Luigi Lusi per la (ex) Margherita, Francesco Belsito per la Lega, Giuseppe Naro per l'Udc, Antonio Misiani per il Pd e Rocco Crimi per il Pdl.

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