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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2012 alle ore 08:16.

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ROMA
Un primo obiettivo è stato centrato: il via libera al bilancio 2011 della Rai che ieri ha incassato l'ok dell'assemblea dei soci con 4,1 milioni di attivo, atto che sancisce la scadenza del Cda. Per il secondo, però, bisognerà attendere il 6 giugno: solo allora, forse, si conosceranno i nuovi vertici della tv pubblica. Un mese di tempo per consentire al Governo e alle forze politiche di trovare un'intesa sulla governance. «È di tutta evidenza – ha spiegato il presidente Paolo Garimberti – che l'azienda continuerà a essere gestita collegialmente dagli attuali amministratori e dal dg (secondo le regole della governance indicate dalla legge speciale Rai), fin quando interverranno le determinazioni degli azionisti ai sensi del codice civile».
L'iter è complesso: dopo il via libera al bilancio, il boccino è nelle mani del presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, che deve convocare la commissione per avviare le procedure di rinnovo del Cda, in particolare per l'elezione dei sette membri di sua competenza. Zavoli però ha preso tempo per sondare le intenzioni del Governo. Sperando che, nel frattempo, si sblocchi l'impasse attorno al dossier, visto che il Pd insiste nel non voler votare i suoi rappresentanti in Cda con le norme vigenti e vorrebbe un mini-decreto ad hoc che ne snellisca la composizione - facendo passare i membri da nove a cinque - e rafforzi i poteri del presidente. Certo, la commissione potrebbe procedere anche senza i democratici nominando i sette componenti. Ma non avrebbe i numeri per ratificare il presidente eventualmente designato dal Tesoro: a quel punto si procederebbe con il consigliere anziano a fare le funzioni di presidente.
Insieme all'accordo sulle regole, va però trovata anche un'intesa sui nomi. E che Monti non voglia affidare la scelta al caso è apparso evidente qualche giorno fa quando, al termine del Cdm sulla spending review, il premier ha chiarito che la Rai è «un esempio eclatante di ente da rivedere» e che «la logica della indipendenza dalla politica non è garantita».
Per correggere la rotta, dunque, Monti potrebbe cominciare designando personalità di altissimo profilo e sganciate dai partiti. I nomi circolati sono diversi e, nelle ultime ore, si è aggiunto anche quello del direttore del Corriere della sera, Ferruccio De Bortoli. Per gli autocandidati, Michele Santoro e Carlo Freccero (bocciati ieri, ai microfoni di Radio 24, dal consigliere Antonio Verro: «Vogliono solo potere»), la strada è invece in salita. Mentre Milena Gabanelli – la cui candidatura è stata lanciata ieri dal sito Dagospia, secondo il quale si sarebbe parlato di un suo possibile impegno durante l'intervista di Monti per Report – ha stoppato i rumors. «L'oggetto dell'incontro è stato il tema della puntata, una proposta di politica economica», cioè scoraggiare l'uso del contante per combattere la microevasione.
Intanto, però, il clima attorno al futuro della Rai si accende. Il segretario dell'Usigrai, Carlo Verna, ha chiesto «di voltare subito pagina con questo Cda e soprattutto con le logiche perverse della Gasparri». Ieri, poi, i sindacati (Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Snater) hanno organizzato un presidio a Viale Mazzini e preparano nuove forme di mobilitazione: dal 7 maggio avvieranno un referendum tra i lavoratori «per sfiduciare» i vertici Rai e due giorni dopo fermeranno la produzione televisiva e radiofonica dalle 19 alle 21.
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