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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2012 alle ore 21:48.

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FRANCOFORTE – L'attesa in serata, addirittura poche decine di minuti dopo la chiusura delle urne in Francia, di una telefonata fra il presidente eletto François Hollande e il cancelliere tedesco Angela Merkel viene vista in Germania come una conferma che i due non hanno altro scelta che trovare un accordo. Un'intesa ancor più obbligata, si dice a Berlino, alla luce del risultato delle elezioni in Grecia, dove si profila un'ondata di instabilità contro la quale l'asse franco-tedesco deve mostrare un fronte unito per arginare nuove turbolenze di mercato contro l'eurozona.

Hollande e Merkel dovrebbero poi incontrarsi di persona, probabilmente a Berlino, subito dopo l'insediamento ufficiale del nuovo inquilino dell'Eliseo.
Le grandi linee di un compromesso, che dovrà comprendere, a fianco del patto fiscale già approvato dai leader europei, un patto per la crescita, hanno cominciato a prendere forma già nei contatti avviati con l'entourage di Hollande dagli emissari della signora Merkel alla vigilia del voto francese. E aperture importanti sono venute ieri, ancor prima che fosse noto l'esito delle presidenziali francesi, da due degli esponenti di maggior spicco del Governo Merkel. «Ci metteremo subito al lavoro – ha detto il ministro degli Esteri, Guido Westerwelle – per aggiungere al patto fiscale un patto per la crescita». Ancor più significativa, in chiave europea, un'intervista a un giornale locale del ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, in favore degli aumenti salariali richiesti da diverse categorie di lavoratori in Germania. «L'Europa e il G-20 – ha sostenuto Schaeuble – contano su di noi perché restiamo un motore della crescita. Va bene se le crescita dei salari in Germania è superiore a quella negli altri Paesi europei. Questi aumenti possono servire anche a ridurre gli squilibri in Europa».

Attualmente, è in discussione il contratto dei metalmeccanici, di solito un apripista per le rivendicazioni salariali in Germania: i sindacati hanno chiesto un aumento del 6,5, mentre le imprese hanno pofferto il 3. Molti economisti ritengono che un incremento salariale in Germania possa favorire un aumento dei consumi e quindi un maggior assorbimento di importazioni dagli altri Paesi europei.

A Berlino viene vista con favore, e come un altro segno che i rapporti fra i due Governi si avviano sulla strada del confronto e non dello scontro, l'indicazione di Jean-Marc Ayrault, uno dei più stretti collaboratori di Hollande e un dichiarato "amico della Germania", come possibile primo ministro. Nonostante in campagna elettorale la signora Merkel avesse apertamente parteggiato per una riconferma di Nicolas Sarkozy, molti sia in Francia sia in Germania ritengono che la personalità di Hollande, più ponderata e dichiaratamente "normale", possa essere assai più congeniale al cancelliere, la quale solo dopo lo scoppio della crisi dell'eurozona ha trovato un modus vivendi con il presidente francese uscente, dopo anni di contrasti e di difficoltà anche caratteriali.

Gli ambienti governativi a Berlino restano tuttavia in guardia sulla possibilità che più avanti, al di là dell'accordo sul patto per la crescita, Hollande insista con alcune delle posizioni sposate in campagna elettorale, come la modifica del mandato della Banca centrale europea perché abbia come obiettivo la crescita oltre che la lotta all'infklazione, e l'introduzione degli eurobond: sono due aree che per la signora Merkel restano tabù.

Intanto il cancelliere deve confrontarsi con un fronte interno dove il suo partito la Cdu, ha manenuto ieri con il 30% circa la maggioranza relativa nel piccolo land dello Schleswig-Holstein, ma ottenuto il peggior risultato dal 1950. Inoltre, la debacle degli alleati liberaldemocratici (crollati dal 15 all'8%, risultato peraltro migliore delle attese della viglia) impedisce alla coalizione di continuare a reggere il Governo locale. Possibile quindi che si insedi al suo posto un'alleanza fra socialdemocratici, verdi e il partito della minoranza etnica danese, che godrebbe di un seppur minimo vantaggio in termini di seggi. Un cattivo segnale in vista del test ben più significativo di domenica prossima, quando si vota in Nord-Reno Westfalia, dove vive un quarto della popolazione tedesca.

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