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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2012 alle ore 21:47.

Se guardassimo con attenzione il programma di François Hollande - soprattutto in campo fiscale - non è detto che in Italia tutte le anime del centrosinistra lo condividerebbero. Eppure oggi, nel giorno che segna il ritorno all'Eliseo di un presidente socialista, in Italia tutti festeggiano uniti: da Pierluigi Bersani, leader del Pd, a Oliviero Diliberto, segretario del Pdci, fino a Bobo Craxi. Mentre dall'Udc e dal Pdl arrivano commenti moderati. Un dato, incredibilmente, unisce tutti, da destra a sinistra: la vittoria di Hollande viene da tutti interpretata come un avviso all'Europa di rivedere la politica di rigore.
Intanto in tarda serata il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, ha telefonato a Francois Hollande per
esprimergli «le sue calorose congratulazioni per il risultato
elettorale conseguito alle elezioni presidenziali francesi e
auspicare rapporti di attiva collaborazione tra Italia e Francia
nel contesto europeo».
La riforma del neo presidente francese prevede un nuovo scaglione fiscale al 45% per i redditi sopra ai 150mila euro e una nuova imposta marginale del 75% per i redditi sopra il milione. E per garantire il ritorno all'equilibrio di bilancio nel 2017, si ipotizza anche un'imposta di solidarietà sulle grandi fortune accumulate nel 2011. In più ci sarà l'aumento di cinque volte le sanzioni per i Comuni che non rispettano la legge di "solidarietà e rinnovamento urbano". Poi ci sono le pensioni: fissata a 60 anni e non di più per chi ha cominciato a lavorare prima dei 18 anni.
Sul fronte giustizia importanti le novità: soppressione della Corte di giustizia, che giudica i reati commessi dai ministri nell'esercizio delle loro funzioni, e la creazione di zone di sicurezza prioritaria. A cui si aggiunge una politica di contenimento dell'immigrazione legale, anche se poi si propone di allargare il voto agli immigrati non comunitari per le amministrative del 2013.
Sul fronte dei diritti civili si parla di diritto alle nozze e dell'adozione per le coppie omosessuali, e di regolamentazione dell'eutanasia. Infine ci sarà il ritiro anticipato alla fine del 2012 delle truppe francesi dall'Afghanistan.
Ma oggi, al di là della condivisione o meno dei programmi, le tante anime del centrosinistra italiano cantano vittoria. Netto è Bersani: «Le destre europee ci hanno messo nei guai, ora tutti si aspettano di vedere se c'è una novità e la novità può significare solo cambiare politica. Aspettiamo un po' di investimenti, lavoro, crescita».
Segue Orazio Licandro, coordinatore della segreteria nazionale della Federazione della sinistra: «Un vento nuovo sta spirando in Europa contro le politiche iperliberiste e monetariste della Bce e dei governi conservatori». Ancora più radicale Diliberto: «Quando le misure di massacro sociale mascherate da auserità si presentano alle elezioni vengono sonoramente bocciate». Per Vannino Chiti, Pd, «la vittoria di Hollande dà speranza non solo alla Francia ma all'Europa. Ora si riapre una fase che tenga insieme risanamento dei conti e sviluppo».
Della stessa opinione è anche Bobo Craxi: «È una vittoria storica, incoraggia anche noi italiani a seguirne l'esempio. Viene sconfitta la politica del neo-populismo. Il socialismo italiano non potrà che avvantaggiarsi per il successo francese».
Sull'altro fronte, nei partiti di centrodestra e centro, si prende atto. Secondo Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, «In Hollande sono mescolate giuste richieste di rivedere la parte più rigorista delle politiche europee e un aumento della spesa publbica e della pressione fiscale, sbagliate e contradittorie. Ma è evidente che c'è una domanda di cambiamento delle politiche europee e il Partito popolare europeo deve aprire una riflessione». Per Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, «la vittoria di Hollande può essere salutare per l'Europa», anche se «forse non lo è per i francesi».
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