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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2012 alle ore 14:33.

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Potenziamento del mercato interno e nuova mission del bilancio comunitario in funzione della crescita, project bond e nuovo ruolo della Bei nel sostegno degli investimenti. In previsione dei prossimi appuntamenti europei, a partire della riunione Eurogruppo/Ecofin del 14 e 15 maggio, per finire con il Consiglio europeo di fine giugno, il Governo sta definendo la strategia da sottoporre ai partner, in primo luogo alla Germania, con l'occhio rivolto al responso delle urne in Francia che potrebbe segnare una svolta decisiva proprio in direzione della grande assente in Europa: la crescita.

Il rigore è precondizione assoluta - è la linea italiana - ma occorre lanciare segnali precisi e immediati per accrescere il potenziale di sviluppo dell'Eurozona. Se, come emerso nelle scorse settimane in seguito all'affermazione al primo turno di François Hollande, e come Mario Monti ha avuto modo di appurare de visu a Bruxelles, il vento sta cambiando, è il momento di agire. L'idea di riproporre un vecchio cavallo di battaglia dello stesso Monti, quello di scorporare parte delle spese per investimenti dal computo del deficit (la golden rule) resta tra le opzioni possibili, ma con sano realismo. In passato, la golden rule non ha mai superato il livello di ipotesi allo studio anche per le persistenti difficoltà, emerse in sede Eurostat, a definire una griglia omogenea che qualifichi la categoria degli investimenti produttivi in tutti i Paesi membri della Ue.

Quanto all'ipotesi di stralciare dal computo del deficit anche in tutto o in parte i debiti delle amministrazioni pubbliche nei confronti delle imprese, Monti vi ha fatto cenno nel corso di un convegno della fondazione «Italianieuropei» lo scorso 2 maggio con il Nobel Joseph Stiglitz. Poco più di un'ipotesi di scuola, un'idea dello stesso Monti sulla quale per ora sono stati fatti solo sondaggi a livello comunitario, ma nessuna trattativa e tantomeno nessun accordo con Angela Merkel o altri leader europei. Occorre agire con grande prudenza, per evitare che queste iniziative possano ingenerare nei mercati la percezione di un allentamento della disciplina di bilancio. Un rischio che al momento è consigliabile non correre. Sano realismo, dunque, e già sul nuovo ruolo della Bei si coglie con favore l'apertura della Merkel che nella recente intervista alla Leipziger Volkszeitung ha parlato della necessaria ricapitalizzazione, in linea con l'ipotesi lanciata dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy: 10 miliardi di euro, pari a nuovi prestiti per 60 e nuovi investimenti per 180. Monti spinge oltre che sul potenziamento del mercato unico, sull'utilizzo in chiave della crescita di parte del bilancio comunitario. Quanto ai project bond, si avanza a piccoli passi. Formalmente la linea tedesca non è mutata, ma a livello di contatti informali si è registrata nelle scorse settimane una prima, se pur velata, apertura.

Tutti varchi che il Governo intende esplorare. La convinzione - ha osservato di recente il ministro degli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi - è che nella promozione della crescita e della competitività «noi continuiamo a vedere un ruolo molto importante nel fattore mercato interno, nel suo buon funzionamento. Pensiamo che ci sia ancora un'ampia potenzialità di espansione». Vi rientra la completa attuazione della direttiva sulla liberalizzazione dei servizi e il potenziamento del terziario. Tutti spunti che Monti condensò un anno fa nel rapporto presentato alla Commissione, e che ora intende riproporre nel suo ruolo di premier.

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