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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2012 alle ore 14:29.

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Stretta fra le esigenze dei mercati e le pressioni della politica, la Commissione europea sta cercando un giusto equilibrio tra gli sforzi di risanamento dei bilanci e l'impegno al sostegno dell'economia. Ieri, per bocca del commissario agli affari monetari Olli Rehn, ha ricordato che il Patto di stabilità offre margini di manovra nel valutare l'andamento dei conti pubblici: è un primo segnale di un atteggiamento più accomodante, anche alla luce della drammatica situazione spagnola?

«Il quadro di finanza pubblica dell'Unione è basato su regole - ha detto ieri sera Rehn a Bruxelles - al tempo stesso, quando si tratta di applicarlo, il Patto offre notevole spazio al giudizio basato sull'analisi economica». E ha aggiunto: «Il Patto sottolinea la sostenibilità strutturale delle finanze pubbliche nel medio termine, e prevede che si facciano differenze tra gli Stati membri a seconda della loro situazione di bilancio e della loro condizione macroeconomica».

Nel suo discorso, pronunciato alla Vrije Universiteit di Bruxelles, Rehn si è guardato bene dall'annunciare decisioni imminenti sugli obiettivi di bilancio dei Paesi più in difficoltà, anche perché mancano ancora all'appello le ultime stime di crescita e di deficit per il 2012-2013. Indirettamente, precisando che «il Patto di stabilità e crescita non è stupido», ha però ricordato che il Trattato offre flessibilità alla Commissione europea quando si tratta di valutare i conti pubblici di uno Stato membro.

La recente riforma del Patto di stabilità, entrata in vigore a dicembre, stabilisce che «qualora si produca un evento inconsueto al di fuori del controllo dello Stato membro interessato che abbia rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale dello Stato membro o in caso di grave recessione economica della zona euro o dell'intera Unione, gli Stati membri possono essere autorizzati ad allontanarsi temporaneamente dal percorso di aggiustamento all'obiettivo di bilancio a medio termine».

Che l'articolo possa riguardare oggi alcuni Paesi? La Spagna è in grave recessione: il 2012 potrebbe chiudersi con una contrazione dell'1,7% e nel primo trimestre la disoccupazione è stata del 24,4 per cento. Il Governo Rajoy è riuscito a metà marzo a strappare una concessione dal Consiglio dei ministri delle Finanze: l'obiettivo di deficit per il 2012 è passato dal 4,4 % al 5,3% del Pil, mentre per il 2013 il target del 3% è rimasto (per ora) immutato (e irrealista?).

Non è un caso se Rehn abbia approfittato di un pubblico universitario per fare un discorso didattico, ricordando le cose fatte e da fare, così come la flessibilità che il patto concede all'esecutivo comunitario. Anche Paesi tradizionalmente virtuosi, come l'Olanda, stanno avendo difficoltà a rispettare i propri obiettivi di bilancio. La Commissione pubblicherà venerdì nuove stime economiche per i 27 stati dell'Unione. È probabile un peggioramento rispetto alle previsioni di novembre.

Le autorità comunitarie sono in difficoltà. Si rendono conto che i Paesi stanno facendo sforzi notevoli per risanare i bilanci, e sanno che molti obiettivi sono difficilmente raggiungibili, tanto più in un contesto economico e sociale preoccupante. Nel contempo però sanno che i mercati potrebbero reagire male se avessero l'impressione che la lotta al debito viene abbandonata. Qualsiasi atteggiamento più accomodante avverrà quindi secondo le regole del Patto, non contro di esse.

«Il risanamento di bilancio deve essere applicato in maniera da favorire la crescita e in modo differenziato», ha precisato Rehn, che ha parlato della necessità di un «Patto europeo per gli investimenti». Nel suo discorso di ieri ha quindi ricordato tutte le misure proposte dalla Commissione per aiutare l'economia: dalla ricapitalizzazione della Banca europea per gli investimenti alle obbligazioni destinate a specifici progetti infrastrutturali, senza dimenticare la strategia 2020.

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