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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2012 alle ore 06:37.

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Francesca Barbieri
Il contatore corre veloce all'indietro. Anche agli occhi del Fisco. Meno presenti nel mercato del lavoro, meno protagonisti nella società, i giovani sono ormai una rarità negli archivi dell'agenzia delle Entrate. In appena due anni sono "spariti" 238mila contribuenti under 25, scesi del 12% dal 2009 al 2011, in base a un'elaborazione del centro studi Datagiovani per Il Sole 24 Ore sulle ultime dichiarazioni fiscali disponibili. Una platea di 1,8 milioni di persone (il 4,3% del totale), concentrate soprattutto nel Sud e nelle isole (31,6 per cento).
Il trend negativo unisce tutte le aree del Paese, ma in alcune regioni le dinamiche sono state più ampie: è il caso del Friuli Venezia Giulia, con il 17% in meno di contribuenti, le Marche (-15,8%) e il Piemonte (-14%). «Tra il 2008 e il 2010 - osserva Emilio Reyneri, ordinario di sociologia del lavoro all'università di Milano Bicocca -, anni a cui si riferiscono i redditi dichiarati, gli occupati tra i 15 e i 24 anni sono calati da 1,49 milioni a 1,24, mentre gli studenti sono aumentati da 3,5 a 3,7 milioni: le opportunità di lavoro si sono ristrette probabilmente a causa della crisi e in tanti hanno deciso di proseguire gli studi».
Per chi ha un impiego, del resto, i redditi non sono di certo alti. Gli introiti medi denunciati si aggiravano nel 2011 intorno a 6.500 euro: 473 euro persi in termini reali da ciascun giovane rispetto al 2010 e 642 euro dal 2009. «Si tratta - osserva Michele Pasqualotto, ricercatore di Datagiovani - di un flop del 9% in un biennio, molto più elevato di quello degli italiani nel complesso, che hanno lasciato sul terreno poco più di 100 euro a testa l'anno».
Sul territorio, i livelli più bassi di ricchezza si registrano per i giovani del Sud: 5.174 euro contro gli oltre 7mila del Nord, ma le flessioni maggiori si sono verificate al Settentrione, in primis nelle regioni occidentali (-729 euro). L'83% dei redditi dichiarati è da lavoro dipendente, per un importo medio di 7mila euro (nel Nord Ovest si arriva a 8mila euro).
«Negli ultimi decenni - commenta Stefano Manzocchi, direttore Luiss Lab of European Economics - i giovani, insieme a donne e immigrati, sono stati il cuscinetto mobile del mercato del lavoro: fino al 2008 la maggior parte è entrata con contratti atipici, formule su cui la crisi successiva ha inciso di più. Questa generazione, allargata anche ai 30-40enni, rischia di finire in un buco nero e quando il mercato darà segnali di risveglio potrebbe essere penalizzata in termini di skill e formazione, addirittura superata dai più giovani che entreranno con maggiori capacità e a costi più bassi».
Spariti dagli archivi del Fisco per la perdita secca delle opportunità di lavoro, dunque, come testimonia anche la continua corsa del tasso di disoccupazione giovanile, che a marzo ha raggiunto il livello record del 35,9 per cento. E sempre più incapaci di staccare il cordone ombelicale dalla famiglia d'origine, visti i bassi livelli di reddito che non garantiscono l'indipendenza economica. In generale, oltre 7 contribuenti su dieci under 25 si posizionano nella classe più bassa di guadagni, fino a 10mila euro, ma nel Mezzogiorno il livello sale all'80% delle dichiarazioni presentate. Al Nord, invece, non è marginale la quota di chi si colloca tra i 15 e i 26mila euro, circa il 18 per cento.
«È molto probabile - osserva Luigi Campiglio, ordinario di Politica economica all'università Cattolica di Milano - che la stragrande maggioranza dei giovani continui a vivere con i genitori. Una possibile ipotesi è che alcuni si mantengano al di sotto della soglia di esenzione fiscale (pari a 2.840 euro, ndr), assicurando così le detrazioni per figli a carico per mantenere il potere d'acquisto dei redditi familiari in un periodo di crisi. Del resto questo limite è invariato dal 1995, quando andrebbe invece rivalutato in base all'andamento dei prezzi di almeno il 43 per cento».
La "scomparsa" dei giovani, secondo Campiglio, «è figlia della crisi ma anche di un progressivo passaggio dal lavoro regolare a quello sommerso: comunque è certo che chi lavora, tra gli under 25, è occupato in modo occasionale solo per pochi mesi l'anno oppure part-time, ma potrebbe trattarsi anche di ragazzi che abbinano allo studio piccoli lavoretti».
francesca.barbieri@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

La fotografia scattata da Datagiovani
238mila
Dal 2009 al 2011 il numero di giovani contribuenti è diminuito del 12 per cento. Il calo più consistente nel Nord Ovest (-13%) mentre al Sud e isole si è registrata la riduzione minore (-9,8 per cento)
IL REDDITO
mila euro Il 71,9 per cento dei giovani dichiara un reddito inferiore ai 10mila euro lordi l'anno
GAP CON GLI ADULTI
-13mila euro I giovani guadagnano circa un terzo del reddito dichiarato dal totale dei contribuenti
SUL TERRITORIO
20,7% La Lombardia è la Regione con la quota maggiore di ricchezza prodotta dagli under 25

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