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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2012 alle ore 08:03.

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Grillo? Non vedo boomGrillo? Non vedo boom

Era stato già sferzante con Beppe Grillo pur senza nominarlo. E ieri ha fatto lo stesso. Una stoccata data sul filo del sarcasmo ai cronisti che gli chiedevano un commento sul voto amministrativo e, in particolare, sul boom delle liste Grillo. Così Giorgio Napolitano ha replicato sorridendo: «Di boom ricordo solo quello degli anni Sessanta in Italia, altri boom non ne vedo». Insomma, nella giornata in cui i media erano zeppi di commenti sull'exploit del comico genovese e delle sue liste, il capo dello Stato preferisce vedere i risultati elettorali nel loro complesso – e nella loro complessità – piuttosto che fermarsi su un aspetto. E liquida i "grillini" smorzando l'enfasi di queste ore.

Non ci sta Beppe Grillo che distribuisce battute a tutti ma non le digerisce se lo riguardano direttamente e così sul suo blog si sfoga: «Sono rimasto a bocca aperta come un'otaria. Ho le mascelle che mi fanno ancora male. Dove non hanno osato neppure i Gasparri e i Bersani ha volato (basso) Napolitano». Per quanto «basso» il volo comunque lo ha stravolto al punto da fargli assumere un profilo istituzionale: «Il presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale, anche del Movimento 5 Stelle con i suoi circa 250 consiglieri comunali e regionali. Il boom non si vede ma si sente». Infine Grillo si proietta sul 2013 sentendosi già vincitore delle elezioni e grande elettore del futuro inquilino del Colle. «Nel 2013 Napolitano potrà godersi il meritato riposo e se il Movimento 5 Stelle farà boom, il prossimo presidente non sarà un'emanazione dei partiti, come la Bonino, e neppure delle banche, come Rigor Montis».

Già il 25 aprile, Giorgio Napolitano aveva anticipato la scena di ieri parlando del rischio del «demagogo di turno» se i partiti non si fossero autoriformati: con una nuova legge elettorale e con quella sul finanziamento pubblico. Previsione che si è puntualmente avverata. E, in quello stesso discorso, il presidente della Repubblica delineò confini politici, culturali e, soprattutto, temporali assai ristretti per fenomeni simili al grillismo. Fece l'esempio del movimento dell'"uomo qualunque", di cui non restano tracce e che segnò appena una stagione. Anche se tutti i riferimenti del Quirinale furono declinati al plurale, in molti lessero un parallelismo tra l'onda dell'anti-politica grillina e Guglielmo Giannini che finì per perdersi nel nulla senza mai mettere radici nella società.

Ma, al Quirinale, le riflessioni si sono concentrate su altri aspetti. Si ragionava, piuttosto, sul responso delle urne non solo italiane visto che la scorsa domenica molti Paesi europei sono stati impegnati in elezioni nazionali o regionali: è accaduto in Grecia, in Francia, in Germania. È guardando ai risultati globali che Napolitano invita all'analisi. «Si tratta di un test italiano piuttosto circoscritto perché il numero degli elettori non era grandissimo ma ugualmente offre motivi di riflessione». A riflettere devono essere «sia le forze politiche che i cittadini» mettendo a fuoco «i rapporti con la politica e i problemi della governabilità che si pongono oggi a livello locale ma anche a livello nazionale in diversi Paesi». Ecco l'aggancio con l'Europa e con quel voto di domenica che, sia pure in dimensioni e con valori politici diversi, fa intravvedere un filo comune.

Basta guardare la Francia del primo turno dove la destra anti-europea di Marine Le Pen ha toccato quota 18%, o l'approdo nel Parlamento greco di un movimento filo-nazista. Ma fa riflettere anche il dato della Germania, Paese dove la crisi non morde e dove – però – nel voto di domenica in Schleswig-Holstein, il partito "qualunquista" dei Pirati ha toccato l'8,5%, quanto i liberali che governano con la Merkel. Situazioni che in comune hanno la frammentazione politica, la sofferenza dei partiti tradizionali e l'affermazione di forze qualunquiste o di destra anti-europea. Ecco che anche il dato italiano – con la perdita secca del Pdl e della Lega e con la contrazione, sia pure contenuta, di Pd e Udc – rivela che qualcosa può sfuggire a danno della governabilità. E allora Giorgio Napolitano sembra dare un suggerimento ancora: «Una volta si diceva che le amministrative avessero un rilievo essenzialmente locale, magari era vero fino ad un certo punto». Ecco, questa volta – sembra dire il presidente – nonostante il voto sia locale deve servire per correggere una rotta.

Guarda il TG Amministrative 2012

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