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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 06:41.

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BELGRADO
L'eterna sfida tra Tadic e Nikolic si deciderà il 20 maggio. All'indomani delle elezioni generali in Serbia, il presidente uscente e il candidato conservatore hanno ripreso ieri la campagna elettorale in vista del ballottaggio. È la terza volta che Tadic e Nikolic si affrontano in un testa a testa: sia nel 2004 che nel 2008 alla fine la spuntò Boris Tadic. Questa volta sarà determinante l'appoggio del leader socialista e ministro degli Interni uscente Ivica Dacic, classificatosi al terzo posto.
Il suo Partito socialista serbo (Sps), fondato da Slobodan Milosevic ma ora approdato a posizioni pro-Unione europea, ha infatti quasi raddoppiato i voti, salendo da meno dell'8% ottenuto nel 2008 a oltre il 14%, ponendosi così come terza forza in Parlamento alle spalle del Partito del progresso serbo di Nikolic, dato poco sopra il 24%, e del Partito democratico di Tadic (22%). Anche nel voto presidenziale, che ha visto Tadic attestarsi intorno al 26% e Nikolic al 25%, il socialista Dacic ha fatto registrare un ottimo risultato con oltre il 14 per cento.
In questa situazione di forza, Ivica Dacic - uno dei politici più popolari - si pone come ago della bilancia sia per il ballottaggio fra Tadic e Nikolic, sia per la formazione di un nuovo Governo. Di questo è lui stesso consapevole, e non ne ha fatto mistero nelle prime dichiarazioni rilasciate nella notte davanti ai suoi sostenitori. «Non sappiamo ancora chi sarà il nuovo presidente, ma sappiamo bene chi sarà il nuovo primo ministro», ha detto.
Sembra naturale che Ivica Dacic si allei con Tadic, con cui ha in comune una vicinanza politica e col quale ha collaborato negli ultimi anni nel Governo di Mirko Cvetkovic. Un'intesa che potrebbe spianargli la strada verso la carica di premier. Ma nulla è ancora deciso.
Al Partito socialista serbo (Sps) fondato dall'uomo forte Slobodan Milosevic, Ivica Dacic è riuscito a dare un'immagine più moderata e europea. Lui stesso è a favore dell'ingresso della Serbia nella Ue, anche se usa toni più duri rispetto a Tadic, sottolineando la necessità di difendere gli interessi nazionali della Serbia. Persino Nikolic oggi si dice favorevole all'adesione di Belgrado alla Ue, al contrario di qualche anno fa. La Serbia ha ottenuto nel marzo scorso lo status di Paese candidato.
La campagna elettorale è stata dominata oltre che dai temi europei dai problemi economici, con la disoccupazione al 24% e un Pil che quest'anno dovrebbe crescere solo dell'1 per cento.
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