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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 17:20.

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Sono le prime uscite pubbliche dei politici di Bruxelles dalla domenica delle urne che ha ridisegnato la politica europea - un socialista all'Eliseo e la Grecia, primo malato dell'Eurozona, che si sveglia senza una maggioranza e con la prospettiva sempre più probabile di un altro voto fra pochi mesi.

In attesa del vertice straordinario del 23 maggio sulla crisi, oggi al centro delle dichiarazioni l'alternativa - che dovrà diventare sintesi - fra crescita e rigore. Il commissario europeo per l'Economia e gli Affari monetari, Olli Rehn, invita i Paesi europei a trovare un equilibrio tra gli sforzi per incoraggiare la crescita e le misure per consolidare le finanze pubbliche. «Il dibattito tra consolidamento contro crescita è un falso dibattito - ha affermato Rehn - Nell'attuale situazione economica di bassa crescita e alto indebitamento non c'è scelta, abbiamo bisogno di perseguire entrambi simultaneamente».

Più politico l'intervento di Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione Ue, che sarà «estremamente vigilante» sul partito neonazista greco Alba Dorata. più tecnico Rehn che incentra l'intervento su Madrid: il fattore chiave per la Spagna per riottenere fiducia - dice - «è fronteggiare immediatamente le sfide di bilancio e del sistema finanziario in particolare il problema del settore delle casse di risparmio e la spesa pubblica a livello regionale» ha ribadito Rehn rispondendo a una domanda se alla Spagna sarà dato un anno di tempo in più per portare il deficit/pil al 3%.

La Commissione europea lavora infatti a una soluzione che permetterebbe di concedere un anno in più alla Spagna, dal 2013 al 2014, per raggiungere l'obiettivo prefissato di riportare il deficit pubblico sotto il 3% del Pil. Lo confermano, in modo ancora non ufficiale, diverse fonti a Bruxelles, e segnali inequivocabili inviati nelle scorse ore dallo stesso commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn e dal suo portavoce, Amadeu Altafaj, oltre che un generale cambio di tono nel discorso dell'Esecutivo comunitario, coincidente con la prospettiva prima, e ora la certezza, della vittoria del socialista François Hollande alle presidenziali francesi.


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