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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 08:06.

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«Lo stallo politico del dopo elezioni in Grecia e il secco no della coalizione di sinistra radicale (Siryza) guidata dal premier incaricato Alexis Tsipras, 37 anni, al programma di austerità della troika, hanno messo in dubbio fino all'ultimo l'arrivo ad Atene della tranche da 5,2 miliardi di euro dei prestiti concordati con la Ue e l'Fmi». Lo sostiene Gikas Hardouvelis, consigliere economico del premier uscente, Lucas Papademos alla vigilia dello stacco dell'assegno.

Poi in serata l'Efsf fa sapere che l'aiuto arriverà oggi, come previsto, sebbene solo per 4,2 miliardi mentre il restante miliardo verrà consegnato più avanti. Un chiaro segnale per fare pressione su Atene. Insomma sui flussi dei finanziamenti ora si addensano nubi pericolose dopo il clamoroso risultato di domenica che ha stravolto il panorama politico greco punendo i due maggiori partiti che hanno diviso il potere dal 1974.

«Perché dovrebbero darci i soldi? - si domanda il consigliere del premier uscente - se la Grecia non vuole rispettare i patti sottoscritti» con i suoi creditori. Anche se la nazione decidesse di non onorare il debito «non potrebbe farlo perché noi non saremmo in grado di pagare pensioni e salari», spiega il consigliere economico che è anche professore all'Università del Pireo.

«Qualcuno ci deve dare i soldi altrimenti lo stato collassa, chiudiamo i confini...e questo è quello che stiamo tentando di evitare», avverte Hardouvelis riferendosi ai durissimmi mesi passati a fianco di Lucas Papademos per recuperare credibilità all'azione del Paese, nei quali è riuscito a tessere la complessa tela diplomatico-finanziaria che ha portato al maggiore swap della storia moderna, con cui è stato ridotto di ben 100 miliardi di euro il peso del debito greco. Un negoziato difficile che ha visto Papademos, l'ex vice presidente della Bce, trattare con Charles Dallara dell'Iif, in rappresentanza dei creditori privati, con successo.

Cosa accadrà dunque ora?, chiediamo al consigliere di Papademos. «È evidente che se continuiamo a dire no a tutto rischiamo di lasciare l'eurozona».
Alexis Tsipras, il leader di Syriza, non sta forse giocando una partita pericolosa? «Sì, Tsipras è una mina vagante, ma la cosa interessante nella sua esposizione ai media, è che le sue promesse contraddittorie alla fine risulteranno evidenti e la gente capirà per cosa ha votato».
Se Hardouvelis è preoccupato della situazione, il quotidiano conservatore Kathimerini è più ottimista mentre il giornale di centro sinistra To Vima, sul suo sito web, ritiene anch'esso come Hardouvelis che Bruxelles alla fine contnuerà a mettere sotto pressione Atene. Anche l'Fmi è prudente e ha già detto che intende aspettare di sapere quale sarà il nuovo Governo greco prima di pronunciarsi sui prestiti promessi ma non ancora deliberati.

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