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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2012 alle ore 06:40.

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C'è chi dice, e sono in molti, che la decisione di dare il via alla più grande coalizione di maggioranza mai vista in Israele sia da legare soprattutto a una ragione: essere il più compatti possibile in vista di un possibile attacco contro l'Iran, ipotesi che Gerusalemme non ha mai voluto escludere. Qualcun altro, invece punta il dito sulla spinosa questione della leva militare; l'esclusione degli ebrei ortodossi stava creando troppi malumori nell'opinione pubblica. C'è, infine, chi annovera tra i motivi la ripresa dei colloqui di pace con i palestinesi e un'azione più incisiva sul fronte economico, in un momento piuttosto difficile. Probabilmente, la mossa a sorpresa dal premier Benjamin Netanyahu, leader del partito conservatore Likud, risponde a tutte queste esigenze.
Dopo un incontro segreto lunedì notte, "Bibi" Netanyahu ha annunciato la formazione di un nuovo Esecutivo di cui farà parte il partito di centro Kadima. Fino a due giorni fa le elezioni anticipate - Netanyahu, il favorito nei sondaggi, le aveva annunciate a settembre - sembravano inevitabili. Grazie all'alleanza con Kadima, il partito creato da Ariel Sharon nel novembre del 2005, Netanyahu potrà contare su una solidissima maggioranza: 94 seggi sui 120 in Parlamento. L'opposizione, di fatto, è quasi inesistente. Shaul Mofaz, subentrato in marzo a Tzipi Livni come leader di Kadima, assumerà la carica di vice-premier. «Questo Governo è un bene per la sicurezza, per l'economia, e per la gente di Israele» ha spiegato Netanyahu, precisando che l'Esecutivo di unità nazionale potrà portare avanti «un processo di pace responsabile». I due leader hanno elencato quattro obiettivi: l'approvazione del bilancio per i prossimi due anni, il servizio militare obbligatorio anche per gli ultraortodossi, una riforma elettorale e la ripresa del processo di pace. Quest'ultima sembra la sfida più difficile. I palestinesi continuano a chiedere come pre-condizione per far partire i colloqui il congelamento degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Per quanto Mofaz sia più aperto di Bibi in tema di negoziati, la strada per arrivare a quell'accordo volto alla creazione di due Stati, tante volte annunciato, ma mai realizzato, è ancora in salita. Netanyahu, e i suoi partiti di destra, non sembrano disposti a larghe concessioni in materia.
La sorpresa arriva dall'accordo sulla Leva. La maggior parte degli israeliani sono chiamati alle armi a 18 anni. Il servizio obbligatorio dura tre anni per gli uomini e 20 mesi per le donne. In seguito, ogni anno gli uomini sono tenuti a servire per parecchie settimane come riservisti, fino ai 40 anni. Gli uomini che studiano a tempo pieno nelle istituzioni religiose possono ottenere invece un rinvio della leva; di fatto, la maggior parte degli ebrei Haredi estendono questi rinvii fino a raggiungere un'età in cui sono troppo vecchi. Gli arabi israeliani, il 20% circa dei 7 milioni di israeliani, non devono invece prestare servizio militare.
Le forze del nuovo Governo, sono dunque il Likud (27 seggi), Kadima (28 seggi), Israel Beitenu, il partito ultra conservatore del ministro egli Esteri Avigdor Lieberman (15 seggi), gli ortodossi sefarditi di Shas (11 seggi). I partiti minori sono Atzamaut, a lista del ministro della Difesa Ehud Barak (5 seggi), i nazional-religiosi di Focolare ebraico (3 seggi) e il Fronte della Torah (ortodossi ashkenaziti, 5 seggi). In questo Governo, ancora piuttosto orientato a destra, il banco di prova sarà la convivenza di Kadima con i partiti ultra-conservatori.
Netanyahu, 62 anni, si è dimostrato ancora una volta un politico di lunga esperienza. Già premier dal 1996 al 1999, Bibi guida l'attuale Esecutivo dal 31 marzo del 2009. Nelle elezioni del 2009, grazie all'alleanza con Lieberman riuscì a ottenere l'incarico nonostante Kadima avesse vinto, anche se di un solo seggio (la Livni non riuscì ad avere la maggioranza necessaria per la fiducia parlamentare). Sul sito del quotidiano di Haaretz un'analista ha scritto: «Dobbiamo ammettere che Netanyahu è il re della politica israeliana». Avendo agito da una posizione di forza, e sfruttando la estrema debolezza di Mofaz, «ha comprato il suo partito Kadima con un brodo di lenticchie: si è aggiudicato il sostegno di 28 deputati con due lire e mezzo, e si è garantito un altro anno e mezzo di governo».
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