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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2012 alle ore 06:38.

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Da ipotesi di scuola, che peraltro Mario Monti da oltre un decennio va riproponendo in ogni sede, a proposta concreta, dal contenuto tuttora da definire e tuttavia con un potenziale carica innovativa per aprire una breccia nel muro del rigore eretto da Angela Merkel. Il dossier è in via di perfezionamento, e la golden rule potrebbe riprendere vigore in vista del vertice straordinario sulla crescita del 23 maggio e del successivo Consiglio europeo di fine giugno. Si tratta di individuare una strada, compatibile e a prova di mercati, per scorporare in tutto o in parte dal deficit alcune categorie di investimenti produttivi.
Finora a Bruxelles la reazione è improntata a prudenza, ma il momento è propizio. Il primo ostacolo, e non è proprio una passeggiata, è individuare criteri omogenei per tutti gli Stati membri dell'Unione che consentano di distinguere fra spese d'investimento destinate allo sviluppo, e dunque qualificate come "produttive", e spese correnti o anche in conto capitale improduttive. L'eventuale scorporo dal calcolo del deficit per le spese qualificate tecnicamente «sotto la linea» riguarderà gli investimenti lordi o, con una accezione meno elastica, quelli netti? La risposta europea a questi interrogativi non potrà apparire evidentemente come un allentamento della disciplina di bilancio, e dunque occorrerà lavorare attorno a un compromesso credibile. Ad esempio, potrebbe emergere una tesi favorevole a uno scorporo temporaneo solo di alcune categorie di investimenti che possano essere qualificati senza dubbio come produttivi (oltre agli investimenti in infrastrutture, anche quelli per la ricerca, per lo sviluppo e la formazione), con un'attenta vigilanza da parte di Bruxelles su eventuali trucchi contabili per aggirare i vincoli di bilancio. «Veri e genuini investimenti pubblici», li ha definiti ieri Monti.
Del resto, da commissario alla Concorrenza Monti ha rilanciato a più riprese la proposta, in particolare nel 2002. Ora il dossier si può riaprire, con tempi che si annunciano tutt'altro che brevi, poiché occorrerebbe procedere alla modifica del Sec95, il sistema contabile europeo tuttora in vigore e anche alla quasi certa modifica dei Trattati, perché la golden rule non compare nel Patto di stabilità e tanto meno nel «Six pack» e nel recente «Fiscal compact». Il tutto, solo nel momento in cui sia stato definito in via preliminare il perimetro di riferimento: il settore pubblico allargato, nella versione statistica europea.
Percorso di pari complessità si prospetta anche per quel che riguarda l'eventuale revisione delle regole contabili europee sui debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, riproposta anche ieri dal presidente del Consiglio. Ricognizione che passa attraverso un parere preventivo dell'Ufficio statico europeo, e anche in questo caso i tempi non si annunciano brevissimi. I segnali, questi sì, per iniziative in direzione della crescita che impegnino a vario titolo le spese per investimenti, sarebbero comunque positivi per invertire le aspettative. Il potenziamento delle funzioni e delle capacità operative della Bei appare di più immediata fattibililtà, e passa attraverso il via libera ai primi project bond. Se tra il vertice straordinario del 23 maggio e quello ordinario del 28 e 29 giugno si riuscisse a raggiungere un accordo su questo punto sarebbe già un gran risultato.
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