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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 10:58.
L'ultima modifica è del 10 maggio 2012 alle ore 09:53.

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L'irresponsabilità finanziaria è un tratto caratteristico del nostro Paese. Non solo: nessun Paese al mondo ha uno squilibrio così rilevante tra spesa ed entrate. Su circa 650 miliardi di spesa pubblica, «restano 300 miliardi di euro aggredibili» di cui «un terzo fanno capo allo Stato e due terzi agli enti decentrati».A mettere in evidenza questi aspetti è un esponente del Governo, il ministro per i rapporti con il Parlamento Piero Giarda, nel corso dell'audizione sulle iniziative in materia di spending review nelle commissioni bilancio di Senato e Camera. «La spesa sanitaria - rileva - è cresciuta dal 32 al 37% mentre cala quella scolastica dal 23 al 18%: è come se la spesa sanitaria sia stata pagata con minore spesa della scuola». Il ministro denuncia: dietro questa spesa, che è affidata alle Regioni, c'è una struttura politica forte e interessi coalizzati delle industrie di farmaci e di beni e attrezzature. Infine, una stoccata al Governo che ha preceduto i tecnici a palazzo Chigi: Giarda bolla come «un po' diseducativa» la politica dei tagli messa in atto dal precedente esecutivo: «ha fatto emergere l'idea che, con i tagli troppo robusti, non ci si può far niente e che poi dovranno necessariamente essere ricoperti».

Servizi pubblici: il costo è di 300 miliardi
In 30 anni i costi di produzione dei servizi pubblici sono aumentati del 30% in più rispetto ai costi di produzione dei dei servizi privati. Il problema, spiega il ministro, è che nella produzione di servizi pubblici - la spesa in questo caso ammonta a circa 300 miliardi - «incombe una specie di maledizione: costi di produzione più alti del settore privato che inevitabilmente vanno pagati con l'aumento delle tasse». Giarda poi mette in evidenza lo squilibrio che caratterizza la spesa pubblica: le amministrazioni locali gestiscono «il 60% della spesa, circa 240 miliardi» mentre hanno «entrate proprie per 100 miliardi: c'è un mismatch - conclude Giarda - tra entità della spesa per livello decisionale e fonti di finanziamento autonome».

Tagli difficili da digerire, ma non ci sono alternative
Al di là dei risparmi di breve periodo, con la spending review, Giarda ricorda che a tutti i ministri è stato chiesto di predisporre «progetti di riordino con effetti nei prossimi anni». Si tratterà di «progetti anche aggressivi di razionalizzazione, con risparmi di spesa». «Non è facilissimo - aggiunge il ministro - ma ci stiamo impegnando». I tagli di spesa sono «difficili da digerire ma non abbiamo alternative».

Il federalismo fiscale non risolve gli squilibri
«Sembra - afferma il ministro per i rapporti con il Parlamento - che l'insieme dei provvedimenti che originano la legge 42 (federalismo fiscale) non sono in grado di attaccare in modo significativo lo squilibrio tra i 240 miliardi di spesa gestite dagli enti decentrati e i 100 miliardi di entrate proprie». Giarda osserva che sui costi standard e dintorni il governo sta proseguendo nell'attuazione delle linee che nascono dalla legge del 2009. Il ministro parla anche dei piccoli Comuni, e lancia la sua proposta: siano le Regioni a occuparsene, non è un problema dello Stato.

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