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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 06:41.

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ROMA
Il Csm ringrazia il ministro della Giustizia della «determinazione» con cui sta affrontando il tema «spinoso» del taglio dei "tribunalini", ricordandole peraltro che dalla «maggiore o minore incisività» del taglio dipenderà il recupero di «efficienza e funzionalità del sistema». Il ministro ringrazia il Csm per la collaborazione data finora al taglio dei giudici di pace, ma ne chiede ancora, e di più quando si passerà ai Tribunali, per non finire stritolati dalle «resistenze locali». Che sono «talmente rilevanti - dice Paola Severino - che soltanto la piena collaborazione» consentirà di arrivare al traguardo. «Non ci possiamo far condizionare», insiste il ministro, anche alcuni consiglieri di Palazzo dei Marescialli tradiscono il timore che "il piano" del governo (non ancora ufficiale) possa risentire proprio delle resistenze politiche e non essere, quindi, adeguato alla sfida. «Vi ribadisco la mia più seria intenzione di procedere senza condizionamenti localistici», insiste però la Severino. Tra l'altro, il taglio dei "tribunalini" è legato a doppio filo a un'altra riforma a cui la Severino tiene molto «per recuperare competitività rispetto agli altri "concorrenti" europei»: l'istituzione del Tribunale delle imprese. «Vi assicuro che correranno su binari paralleli» dice il ministro, assicurando che entro settembre saranno entrambe operative ma chiedendo al Csm, per quella data, di rendere pienamente funzionanti (in termini organizzativi e di organici) i nuovi Tribunali delle imprese.
La "prima volta" del guardasigilli a Palazzo dei Marescialli è una prima assoluta quanto a stile, sintonia, linguaggio e, in parte, obiettivi. Il vicepresidente del Csm Michele Vietti esordisce con un lungo elenco (sei) di ringraziamenti (diverso clima, collaborazione leale con il Csm non più «demonizzato», abbandono delle «velleità» di riforme «epocali» che nascondevano «avvertimenti») e con un ancor più lungo elenco di richieste (otto): riti più snelli per il civile e filtri per limitare l'appello; bloccare la prescrizione da un certo momento in poi del processo; evitare «soluzioni eccentriche rispetto all'Europa» sulla responsabilità civile dei giudici; fare «presto e bene» la riforma della corruzione; decidere una volta per tutte cosa fare del ddl intercettazioni e così via. La Severino non si sottrae, salvo sui responsabilità civile, intercettazioni e corruzione, oggetto di una «delicata mediazione parlamentare». Si limita a ribadire che la responsabilità diretta delle toghe contrasta con le indicazioni dell'Ue e che, più in generale, «è essenziale trovare un punto di equilibrio tra interessi tutti costituzionalmente rilevanti». Idem per la prescrizione. Bisogna trovare, insomma, soluzioni «condivisibili tecnicamente» ma bisogna anche «fare in modo che le soluzioni tecniche condivisibili siano votate». «Di certo - ha però voluto precisare la Severino - non aderirò mai a soluzioni che non siano condivisibili tecnicamente».
Oggi si saprà quali, tra i 140 emendamenti al ddl anticorruzione, il ministro considera «tecnicamente condivisibili» poiché su ciascuno esprimerà il suo parere alla Camera, prima del voto. Poi sarà la volta del ddl sul falso in bilancio, presentato dall'Idv: ieri sono stati presentati gli emendamenti (il Pd per rafforzarlo, il Pdl per svuotarlo) e poi la parola passerà al governo.
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