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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2012 alle ore 20:20.

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Venizelos fallisce il tentativo di formare il nuovo governoVenizelos fallisce il tentativo di formare il nuovo governo

Nel giro di un paio di mesi - se si andrà di nuovo alle urne - la Grecia andrà fallita. È questa l'opinione più diffusa stasera ad Atene dopo che il cruciale incontro fra il leader socialista Evangelos Venizelos e il leader della Coalizione delle Sinistre (Syriza, radicale), Alexis Tsipras, è miseramente fallito per il rifiuto del secondo di entrare a far parte di un governo di coalizione.

«Non possiamo partecipare a un governo che è stato condannato dal popolo greco. Il nostro rifiuto si basa sul fatto che ci chiedono di partecipare a un governo che metterà in atto le rigide misure previste dal Memorandum mentre l'indicazione del popolo scaturita dalle urne è contro il Memorandum», ha detto Tsipras al termine dell'incontro con Venizelos.

Il leader radicale, forte degli ultimi sondaggi che danno il suo partito al 23.8% delle preferenze in caso di nuove elezioni, pensa - come in molti ormai lo accusano - di poter imitare l'Andreas Papandreou degli Anni '70 e la sua ascesa politica. In pratica, dicono i critici, si sarebbe «montato la testa» e - spingendo la Grecia verso l'uscita dall'Ue e dall'eurozona - starebbe portando il Paese verso la catastrofe.

I tentativi per convincere Tsipras
A nulla infatti sono serviti, per convincere Tsipras della serietà del momento e per tentare di scongiurare questo pericolo, le pressioni dei partner europei né l'esplicita minaccia fatta dal ministro degli Esteri tedesco, Guido Westervelle, il quale ha ricordato venerdì ad Atene che la Grecia avrà ancora aiuti ma solo se rispetterà gli impegni presi. «Noi - ha detto il ministro - intendiamo mantenere le nostre promesse di aiuto. Ma questo significa che la Grecia deve varare le riforme che abbiamo concordato». In altre parole, «basta soldi alla Grecia se non farà le riforme».

Il governo tedesco: Atene deve attenersi agli accordi
Da parte sua, il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, ha affermato che l'obiettivo di Berlino resta la stabilizzazione di Atene nell'euro. Il governo tedesco, però, rimane su quanto concordato fra la troika e la Grecia. Sulla stessa lunghezza d'onda si è espresso Martin Kotthaus, portavoce del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, secondo cui «la questione oggi non è avere un piano B, C, D, o E per la Grecia. Ma stabilizzare Atene nella zona euro». «Noi facciamo ogni sforzo per mantenere la Grecia nell'eurozona», ha affermato Kotthaus il quale ha aggiunto che «non c'è alcun diktat sul risparmio». Atene, però, deve attenersi agli accordi e «deve fare i compiti».

Cautela dei banchieri centrali europei
Preoccupazione invece si è diffusa fra i banchieri centrali europei, i quali hanno discusso l'ipotesi che la Grecia possa uscire dall'euro e le conseguenze di tale uscita. Lo ha detto alla Bloomberg Per Jansson, vice governatore della Riksbank, la Banca Centrale svedese. «Sarei molto attento a ipotizzare che si tratti di un processo indolore senza conseguenze», ha detto.

Chi sono i filo-europeisti in Grecia
Ad Atene, prima della «doccia fredda» del rifiuto di Tsipras, la giornata politica era cominciata bene dopo che il leader di Nea Dimocratia, Antonis Samaras, al termine del colloquio con Venizelos, aveva dichiarato che la proposta di un «governo ecumenico» di cui facciano parte i partiti filo-europeisti avanzata ieri da Fotis Kouvelis, leader di Sinistra Democratica, «è una proposta molto vicina alla nostra e che va presa in considerazione perché prevede tre punti fondamentali: la permanenza della Grecia nell'Ue, la revisione del Memorandum e la partecipazione al governo di Syriza». Dando quindi il suo appoggio, quanto meno, ad un governo di unità nazionale.

Venizelos: è l'ora della verità
Ma stasera, dopo il «no» di Tsipras, Venizelos è stato veloce ad accusare il colpo - «Questa è l'ora della verità», ha detto - ma non ha mancato di ricordare al leader di Syriza che la «meteorica» ascesa in popolarità nell'elettorato «deve significare una maggiore responsabilità e non una maggiore arroganza» dei suoi leader. «Domani rimetterò il mio mandato esplorativo nelle mani del presidente della Repubblica», ha concluso Venizelos.

Da questa sera, infatti, l'unica e ultima possibilità di formare un governo di coalizione o di unione nazionale in Grecia è nelle mani del capo dello Stato, Karolos Papoulias, che nei prossimi giorni (forse già lunedì mattina) convocherà una riunione dei leader dei partiti.

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