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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2012 alle ore 18:16.

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Sarà esposta in Campidoglio il 27 maggio la foto di Emanuela Orlandi, la giovane cittadina vaticana figlia di un commesso pontificio, scomparsa il 22 giugno 1983, quando aveva 15 anni Lo ha reso noto il fratello della ragazza, Pietro Orlandi, sempre impegnato per cercare la soluzione di uno dei più noti misteri d'Italia. Per quel giorno, Pietro Orlandi ha lanciato l'iniziativa di una Giornata di mobilitazione per la verità e la giustizia in Italia. Hanno aderito diversi comuni italiani. Dal Campidoglio, alla presenza del sindaco Gianni Alemanno e del presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti - a quanto riferito dallo stesso Orlandi - partirà un corteo che giungerà a piazza San Pietro per mezzogiorno, quando il Papa reciterà il Regina Coeli.

Per Imposimato Emanuela Orlandi è viva
La scorsa settimana Ferdinando Imposimato, ex magistrato e attualmente legale della famiglia della ragazza aveva detto che Emanuela Orlandi sarebbe viva e si troverebbe in Turchia o in un Paese del Medio Oriente. «Io credo che Emanuela Orlandi possa essere viva - ha detto a 'Un Giorno da Pecorà su Radio 2, secondo una sintesi fornita dal programma -, è stata rapita e portata prima in Germania, poi in Francia e poi, secondo le testimonianze, in Estremo Oriente». Secondo Imposimato, Orlandi sarebbe stata sequestrata «per ricattare il Papa, Giovanni Paolo II. Lui si era ostinato a ritornare in Polonia, il 16 giugno del 1983, per invitare i polacchi alla rivolta contro il regime - ha proseguito -. E quando è tornato a Roma ha trovato Emanuela Orlandi rapita. Tornò dalla Polonia il giorno dopo il suo rapimento».

«Era un modo per ricattare Wojtyla affinchè non facesse propaganda anticomunista - ha detto ancora Imposimato -. Il Papa non parlò più della Polonia. Fu un ricatto dell'Unione Sovietica, del Kgb e dei bulgari». E perchè poi Emanuela Orlandi non fu liberata? «Perchè nel frattempo lei aveva iniziato una relazione con uno dei suoi rapitori, uno dei Lupi Grigi (gruppo terroristico turco di estrema destra a cui apparteneva Alì Agca, l'attentatore di Giovanni Paolo II, ndr) - ha detto Imposimato, che indagò sull'attentato al Papa del 1981 -. E poi fu portata sicuramente in Turchia». E ora, dove potrebbe trovarsi? «O in Turchia o in un altro paese del Medio Oriente», ha risposto l'ex magistrato.

De Pedis sarà spostato dalla cripta di Sant'Apollinare domani mattina
Intanto è stato reso noto che il feretro di Enrico De Pedis, il defunto boss della Magliana, sarà spostato dalla cripta della Basilica di Sant'Apollinare, probabilmente nel cimitero di Prima Porta (anche se la vedova mantiene il riserbo sull'argomento). Le operazioni dovrebbero avvenire nella mattinata di lunedì 14 maggio, anche se Pietro Orlandi ha precisato che la notizia,non gli è stata confermata dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. L'annuncio arriva, invece, da autorevoli fonti investigative che annunciano quelli che saranno i passi da compiere per risolvere una questione «andata avanti per troppo tempo». «"Non credo e non ho mai creduto che Emanuela sia lì dentro - ha sottolineato il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro - ma è un bene per eliminare ogni dubbio e per indagare meglio sull'intreccio omertoso tra Stato e Chiesa in questa vicenda».

Una telefonata a "Chi l'ha visto?" aveva indicato il collegamento della vicenda Orlandi con De Pedis
Ad indicare, nel settembre 2005, il legame tra Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa il 22 giugno dell'83 e il luogo in cui era la tomba di De Pedis, ucciso in un agguato il 2 febbraio del 1990, era stata una telefonata alla redazione della trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?". Nel giugno 2008 poi arrivarono le parole di Sabrina Minardi, che indicavano in "Renatino" colui che avrebbe eseguito materialmente il sequestro della giovane cittadina vaticana. E se da una parte le autorità ecclesiali hanno confermato di attendere da un momento all'altro l'avviso per il trasferimento della salma alloggiata nella cripta da oltre vent'anni, chi indaga ribadisce che la tomba verrà spostata ma non che possa venire aperta o in qualche modo analizzata.

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