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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2012 alle ore 07:19.

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GENOVA. Un progetto di recupero del valore di 300 milioni di dollari con una serie di strutture subacquee e sistemi di tiro, con pali e cavi di acciaio, che compone una cospicua parte della somma: oltre 120 milioni di dollari. E poi chiatte, rimorchiatori, supply vessel, per un valore che supera i 45 milioni. Il resto sono costi di carburante, del personale, dei servizi, dei materiali.

È distribuita così la somma che Costa Crociere dovrà sborsare (ma sarà poi rimborsata dall'assicurazione P&I) per il recupero della Concordia, appoggiata su un fianco contro il fondale inclinato dell'isola del Giglio. Un progetto nel quale è stata coinvolta anche Fincantieri (il contratto non è ancora firmato ma le trattative sono molto avanzate) per la costruzione della piattaforma subacquea che costituisce il fulcro del piano.

Effetto pesi
Il piano di recupero messo a punto dalla statunitense Titan Salvage (rappresentata in Italia dal broker Marco Bertoli), con il supporto dell'italiana Micoperi punta a sfruttare i pesi della Concordia per rimetterla in galleggiamento. Mai, prima d'ora, è stato tentato il recupero di uno scafo di queste dimensioni: 290 metri di lunghezza; 35,5 metri di larghezza; peso a vuoto pari a 44.612 tonnellate. In primo luogo, spiega il progetto, si punterà a stabilizzare la nave con un sistema di bloccaggio, creato attraverso l'impianto sottocosta (sul lato in cui la nave è adagiata) di 78 pali sommersi, per prevenire il movimento dello scafo. Secondo passo sarà l'installazione di piastre di ancoraggio d'acciaio per dare supporto al sistema di bloccaggio e, in conclusione d'intervento, aiutare a rimettere in galleggiamento la nave. Terza fase: posare speciali sacche di cemento sotto lo scafo e riempire in modo da dargli supporto e aiutarlo a fare perno.

La piattaforma
Nel frattempo, chiarisce il progetto, ci sarà stata la costruzione di una piattaforma sottomarina (con una sezione 40 metri per 40), che dovrebbe essere realizzata da Fincantieri. A quanto risulta al Sole 24 Ore, sono in corso trattative col gruppo guidato da Giuseppe Bono e la piattaforma potrebbe essere costruita nel cantiere genovese di Sestri Ponente. Il manufatto sarà poi installato sott'acqua, in prossimità della chiglia della nave.

I cassoni
Sulla fiancata sinistra, quella cioè verso mare, saranno installati cassoni saldati a un'intelaiatura, a sua volta saldata allo scafo. I cassoni saranno completati con degli strand jack, ossia tiranti composti da cavi d'acciaio che passano in cilindri idraulici. I cavi saranno connessi a punti di tiro sulla piattaforma sommersa. Con i cassoni e gli strand jack a posto si inizierà il sollevamento della nave, grazie al fatto che i supporti posati dal lato verso riva eviteranno che la nave possa scivolare sotto la roccia.

Non appena sarà data forza ai cavi tiranti, la nave comincerà a ruotare verso mare, raddrizzandosi. Altri cassoni stabilizzatori, uguali a quelli agganciati al lato sinistro, saranno quindi fissati al lato che era immerso e saranno connessi alle piastre di ancoraggio installate nella prima fase. Una volta dritta e stabilizzata con la chiglia sulla piattaforma sottomarina, i sistemi di bloccaggio sottocosta saranno rimossi. Quando la nave sarà pronta per rigalleggiare, i cassoni saranno svuotati dall'acqua insufflando aria e la Concordia si solleverà dalla piattaforma. I calcoli, sottolinea lo studio, indicano che la nave avrà un pescaggio di circa 18,5 metri. Poi la parte superiore dei cassoni potrà essere rimossa in modo da ridurre il peso della nave e la Concordia potrà essere (in teoria) trainata in bacino.

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