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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2012 alle ore 07:07.
ATENE. Atene va al voto a giugno con una spesa di 50 milioni di euro aggiuntivi mentre nelle casse dell'Erario ha solo 2,5 miliardi. Come se non bastasse ieri Atene ha pagato cash 430 milioni di bond agli hedge fund americani che non avevano accettato di partecipare allo swap sui 206 miliardi di euro forti del fatto che non erano sotto legislazione greca ma internazionale e quindi hanno potuto "dribblare" le Cac, le clausole di azione collettiva.
Una scelta che non mancherà di innescare polemiche, presa obtorto collo in una situazione di cassa molto precaria. Senza il sì all'austerity i greci rischiano anche di dire addio alla prossima tranche di aiuti: tra un mese Ue, Bce ed Fmi dovrebbero staccare un altro assegno tondo da 30 miliardi del piano di aiuti da 130 miliardi di euro. Ormai i soldi arrivano con il contagocce e solo dopo attenta verifica degli adempimenti promessi. A quel punto, ha detto il vicepremier socialista del Governo uscente, Theodoros Pangalos, «Atene non avrà più soldi per pagare stipendi e pensioni da fine giugno». Un disastro.
«Qui da noi c'è la falsa considerazione che Bruxelles e Berlino stiano bluffando e che alla fine arriverà un salvagente cui aggrapparci - ha detto il socialista Pangalos mai tenero con i tedeschi a cui aveva chiesto di restituire i danni di guerra -. È un'illusione. Con un no alla Ue, gli aiuti non arriveranno. E tra sei settimane la Grecia rimarrà senza un euro in cassa».
Come se non bastasse Atene deve, sempre a fine giugno, approvare 11,5 miliardi di nuovi tagli per il biennio 2013-2014 a pensioni e stipendi mentre la troika dovrebbe confermare lo stanziamento della tranche di 30 miliardi nell'ambito del piano di salvataggio di 130 miliardi.
La boccata di ossigeno di Ue, Fmi e Bce dovrebbe servire in parte per finanziare le esigenze di cassa, ma soprattutto (24 miliardi) per ricapitalizzare le banche elleniche, rimaste a corto di liquidità dopo che lo swap ha fatto registrare perdite record per 28 miliardi di euro nell'ultimo trimestre 2011. Quei 28 miliardi di buco sono il frutto del taglio del valore del 75% del valore dei bond in pancia alle prime quattro banche del Paese: National Bank of Greece, Piraeus, Efg Eurobank e Alpha Bank.
Così a metà giugno se il voto non dovesse portare a una maggioranza stabile o portasse a un Governo anti-austerity guidato da Alexis Tsipras di Syriza il Paese avrebbe pochi giorni di fiato finanziario in cassa e a quel punto con l'impossibilità di rivolgersi ai mercati dovrebbe o trovare un accordo con la Ue in extremis o lasciare senza stipendi i dipendenti pubblici e senza pensioni i cittadini, primo passo per l'uscita dall'euro e il ritorno alla dracma.
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