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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2012 alle ore 06:57.

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All'apertura dei mercati lo spread dei decennali spagnoli sui bund tedeschi raggiunge i 507 punti base: un livello mai raggiunto da quando esiste l'euro, una quota insostenibile per la Spagna costretta a pagare interessi superiori al 6,5% sul debito in scadenza nel 2022.

Il premier Mariano Rajoy chiede all'Europa di fare qualcosa «per aiutare i Paesi a sostenere il proprio debito», si diffondono voci su un possibile, ormai ineludibile, forse imminente salvataggio della Spagna. È la prova generale del contagio che dalla Grecia può coinvolgere tutta la periferia dell'Eurozona.
Le dichiarazioni dello stesso Rajoy non placano la tensione, anzi. «La situazione è molto complicata. Al momento - dice il leader conservatore al Parlamento - c'è un serio rischio che non ci prestino più denaro oppure che lo facciano a prezzi astronomici». Il premier difende l'azione del suo Governo. Anche di fronte a un'economia già in recessione, con oltre 5,6 milioni di disoccupati in un Paese di 47 milioni di abitanti, con un giovane su due senza lavoro.

«Tutte le misure di austerity che abbiamo adottato e adotteremo sono necessarie per uscire dal pozzo. Sappiamo quello che dobbiamo fare e lo stiamo facendo», aggiunge, mentre aumentano i dubbi sulla capacità di Madrid di perseguire il risanamento dei conti pubblici come concordato a Bruxelles: la contrazione del Pil unita alle misure di austerity stanno allontanando l'obiettivo di ridurre entro fine anno il deficit al 5,3% del prodotto interno, dopo aver mancato di due punti di Pil il target 2011 chiudendo all'8,5 per cento.
Rajoy in quattro mesi ha introdotto misure straordinarie per un totale di circa 50 miliardi di euro a valere sull'esercizio in corso: tagli alla spesa statale e delle regioni (alcuni annunciati ma di difficile realizzazione), nuove tasse sui redditi, sulla casa, sui capitali. Ma le previsioni della Commissione europea diffuse solo due giorni fa sono quasi una condanna: il Pil della Spagna dovrebbe scendere dell'1,8% quest'anno e dello 0,3% anche l'anno prossimo; il deficit secondo l'esecutivo comunitario resterà al 6,4% del Pil nel 2012 per scendere solo al 6,3% nel 2013. Il pareggio di bilancio resta lontano. Perfino il debito pubblico, sempre rimasto sotto controllo, sta aumentando in modo pericoloso, e per ammissione dello stesso Governo spagnolo potrebbe arrivare presto all'80% del Pil.

Mai risolto, nonostante tre riforme i due anni, il problema delle banche, fragili e ancora troppo esposte verso l'immobiliare. Ha parlato con la Merkel? Come muove la Ue? Rajoy risponde ruvido: «Parlo ogni giorno con i leader europei, nessuno sta pensando a un piano di salvataggio della Spagna». Ma arriva subito la richiesta di aiuto: «L'Unione e la Bce devono mandare un messaggio chiaro e forte di difesa della moneta unica e della sostenibilità dei debiti pubblici. Noi stiamo facendo il nostro dovere ma la moneta unica ha bisogno di essere rafforzato e un'eventuale uscita della Grecia dalla zona euro sarebbe un gravissimo errore, una pessima notizia». In serata lo spread si riduce intorno ai 480 punti, fino al prossimo scossone, fino a quando l'economia spagnola riuscirà a reggere la pressione.

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