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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2012 alle ore 06:40.

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Francois Hollande (d) cammina insieme al primo ministro Jean-Marc Ayrault (s) (Reuters)Francois Hollande (d) cammina insieme al primo ministro Jean-Marc Ayrault (s) (Reuters)

PARIGI. - Annunciata dall'Eliseo per le quattro del pomeriggio, la lista dei ministri del primo Governo dell'era Hollande è arrivata solo tre ore e mezza più tardi, a dimostrazione di quanto è stato difficile trovare l'equilibrio tra le diverse anime del partito socialista, tra uomini e donne (il neo presidente aveva annunciato "l'assoluta parità"), tra le aspirazioni dei singoli e gli interessi collettivi. Senza perdere di vista l'obiettivo politico più ravvicinato e cruciale: la conquista della maggioranza parlamentare alle legislative di giugno, per evitare una coabitazione che sarebbe disastrosa.

La prima sorpresa della giornata in realtà non riguarda una nomina bensì un gran rifiuto. Quello della segretaria del partito Martine Aubry. Palesemente contrariata per non aver ottenuto il posto di premier, la figlia di Jacques Delors e "madre" delle 35 ore ha respinto, sdegnata, la proposta di un ministero dell'Educazione e della Cultura. Rimarrà sindaco di Lille e numero uno del Ps fino al congresso di ottobre, poi si vedrà.
Tutto sommato rassicuranti, anche agli occhi dei mercati, le scelte per i dicasteri economici. A Bercy va il 54enne Pierre Moscovici, che dopo aver debuttato in politica con la Lega comunista rivoluzionaria si è via via spostato su posizioni sempre più moderate, diventando uno dei principali collaboratori di Dominique Strauss-Kahn. Che è stato suo professore all'Ena e che Moscovici, già ministro degli Affari europei nel Governo Jospin, ha sostenuto fino all'incredibile vicenda del Sofitel di New York. Ha quindi deciso di appoggiare Hollande, di cui ha diretto la campagna elettorale.

Al suo fianco, come ministro del Bilancio, avrà il sessantenne Jérome Cahuzac, ex presidente della Commissione Finanze della Camera. Anche lui vicino a Dsk, è considerato il principale rappresentante dell'ala liberista del Ps. Ha scritto una parte del programma di Hollande e non ha mai nascosto l'opposizione alle misure più onerose per i conti pubblici. È una garanzia per il rispetto dell'obiettivo deficit/Pil al 3% l'anno prossimo.
Michel Sapin, 60 anni, già all'Economia nel 1992 con il premier Pierre Bérégovoy, sarà responsabile del Lavoro. Schierato per il rispetto rigoroso del piano di riduzione del deficit, avrà il delicato compito di gestire le difficili trattative con sindacati e organizzazioni imprenditoriali sulla flessibilità.

Al Welfare, che dovrà cogestire lo spinoso dossier delle pensioni, arriva Marisol Touraine, la 53enne figlia del sociologo Alain. Lei pure aveva come riferimento politico Strauss-Kahn.

Qualche perplessità suscita la nomina di Arnaud Montebourg, per il quale è stato inventato il ministero del Rilancio produttivo. L'ex avvocato, 49 anni, rappresenta l'ala più movimentista del partito. Accusa la «mondializzazione» di aver «distrutto l'industria francese, accelerato il processo di delocalizzazione e imposto il lavoro low cost». Vorrebbe per l'Europa nuove forme di «protezionismo sociale» ed è uno dei principali fautori della separazione delle attività bancarie tra quelle commerciali e quelle di investimento. Diventato famoso per una crudele battuta su Hollande («Ségolène Royal ha un solo difetto, il suo compagno»), ha però ottenuto il 18% alle primarie socialiste ed è molto popolare. Non è detto che sopravviva a un eventuale rimpasto dopo le politiche (il premier Jean-Marc Ayrault ha peraltro detto che i ministri non eletti dovranno lasciare il Governo).

Laurent Fabius, peso massimo del partito ed ex nemico di Hollande, ha ottenuto gli Esteri, nonostante la campagna per il "no" al referendum del 2005 sulla Costituzione Ue. E il portavoce di Hollande, Manuel Valls, gli Interni.

Su 34 ministri (età media 52 anni), 17 sono appunto donne. Come promesso. Anche se occupano quasi tutte posizioni di secondo piano. Con poche eccezioni. Per esempio quella, alla Giustizia, di Christine Taubira, sessantenne deputata della Guyana, vicina a Montebourg. Nomina inattesa e francamente poco comprensibile, scorrendo la sua biografia.

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