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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2012 alle ore 17:20.

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I leader del G-8 hanno aperto la loro riunione annuale a Camp David con una cena di lavoro ieri sera (nella notte in Italia) discutendo del programma nucleare iraniano e della crisi in Siria, prima di affrontare oggi pomeriggio il tema centrale dell'incontro, la congiuntura economica internazionale e la crisi dell'Eurozona.

A Camp David, nel Maryland, residenza di vacanza dei presidenti americani immersa nel verde, tra alberi di quercia e pioppi, a un centinaio di km da Washington, Barack Obama era vestito in modo informale, senza cravatta come tutti gli altri leader, con l'unica eccezione del presidente francese François Hollande, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel portava una giacca rosa sopra pantaloni bianchi.

Il presidente del Consiglio Mario Monti, atterrato poche ore prima a Washington, ha detto che «l'Italia ha le carte in regola» per sollecitare misure a sostegno della crescita. «Una crescita molto più vigorosa - ha aggiunto - consente anche di mantenere nel tempo quegli equilibri di bilancio pubblico che l'Italia ha raggiunto e intende mantenere».
E proprio Monti ha aperto oggi i lavori della sessione più attesa del vertice, quella intitolata "Economics and Global Issues" (temi economici globali).

Inizialmente il G-8 si doveva tenere a Chicago, ma è stato trasferito a Camp David per dare all'incontro un'impronta più informale, ma anche per due altri buoni motivi: evitare manifestazioni violente di protesta e fare una cortesia diplomatica verso il rieletto presidente Vladimir Putin, che non avrebbe potuto partecipare a pieno titolo anche al summit della Nato, previsto subito dopo la conclusione del G-8 sempre a Chicago e poi rinviato di un giorno a domenica 20 e lunedì 21 maggio. Putin ha invece deciso di snobbare il G-8 e di inviare al suo posto negli Stati Uniti il primo ministro Dmitri Medvedev, rimandando il faccia a faccia con Obama al G-20 di metà giugno in "campo neutro": il summit avrà luogo nella località balneare messicana di Los Cabos.

L'evento per cui Camp David è entrato nei libri di storia è quello del settembre del 1978, quando Jimmy Carter riuscì a mediare un accordo di pace tra il presidente egiziano Anwar al-Sadat e il premier israeliano Menachem Begin. Non ebbe invece lo stesso successo Bill Clinton nel luglio del 2000, quando, alla fine del suo mandato alla Casa Bianca, invitò a Camp David il primo ministro israeliano Ehud Barak e il presidente palestinese Yasser Arafat nel tentativo, risultato inutile, di raggiungere l'accordo finale per la pace in Medio Oriente.

Al vertice G-8 (il 38° della serie) partecipano Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia, Germania, Giappone, Italia, Canada e Francia (nell'ordine di rotazione delle presidenze annuali). Si aggiungono la Ue - rappresentata dal presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e da quello della Commissione, Jose Manuel Barroso - e alcuni leader africani, invitati da Obama per discutere di sicurezza alimentare: il presidente del Benin Yayi Boni, il primo ministro etiopico Meles Zenawim, il presidente della Tanzania Jakaya Kikwete e quello del Ghana John Evans Atta Mills.

Il 15 novembre 1975, quando i capi di Stato e di governo dei sei maggiori Paesi occidentali (Francia, Germania Ovest, Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone e Italia) si ritrovarono insieme nel castello di Rambouillet, a cinquanta chilometri da Parigi, forse nessuno immaginava che da quei tre giorni di incontri sarebbe nato l'esclusivo club delle grandi potenze: all'inizio G-6, diventato G-7 con l'ammissione del Canada e infine G-8 con la Russia. All'epoca lo scenario era quello della crisi petrolifera, seguita alla guerra del Kippur nell'ottobre 1973, con la quadruplicazione dei prezzi del greggio in tre mesi. L'economia ristagnava o regrediva, mentre l'inflazione era galoppante ("stagflazione" recitava il neologismo). Di fronte a questi eventi l'Occidente si trovò impreparato: nell'estate 1975 il presidente francese Valéry Giscard d'Estaing propose quindi una riunione dei leader delle maggiori potenze per decidere cosa fare.

Il modello prefigurato da Giscard, d'intesa con il cancelliere tedesco Helmut Schmidt, era quello del "Library Group" (cui entrambi avevano preso parte), cioè gli incontri riservati tra i ministri delle Finanze di Francia, Germania Ovest, Gran Bretagna, Giappone e Stati Uniti nella biblioteca della Casa Bianca, ai quali solo sporadicamente partecipava anche quello italiano. Da Washington si fece capire che la nostra esclusione avrebbe inferto un duro colpo alla credibilità del nostro Governo. Ma fu proprio la Farnesina che seppe muoversi con prontezza e a raggiungere l'obiettivo. L'atmosfera di Rambouillet fu quella di una conferenza informale: agli stenodattilografi Giscard aveva persino cautamente vietato l'uso delle cuffie per la traduzione simultanea e i capi di Stati e governo decisero di rinunciare a qualsiasi forma di comunicato stampa.

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