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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2012 alle ore 20:27.

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Sebastiano Cossia Castiglioni è vegetariano dall'83. Da anni ha fatto la scelta più radicale, è vegano. Animalista convinto (è attivista di Sea Shepherd) ritiene che mangiare carne e pesce sia insostenibile da un punto di vista ecologico. Ma chi lo incontra non penserebbe mai di avere davanti un talebano dell'ambiente.

Vedrà piuttosto un importante imprenditore, con interessi in disparati settori, che risiede in Svizzera da anni e, importante collezionista, è artefice di molteplici scambi di opere d'arte a livello internazionale, difficilmente di importi inferiori ai dieci milioni di euro, e coperti dal totale riserbo. Chi vuole vendere o acquistare pezzi di pregio e ama la riservatezza si rivolge alla sua società. "Abbiamo avuto diversi record mondiali di prezzo per alcune opere ma la notizia non è mai finita sui giornali" racconta Castiglioni, nipote di un tipografo che stampava il giornale clandestino dei comunisti durante il fascismo e per questo perse tutto. Il padre emigrò in Messico dove fondò un'acciaieria che divenne la maggior produttrice di tubi senza saldatura. Quelli usati per le estrazioni petrolifere, di cui alla fine aveva quasi il monopolio.

In questi giorni Castiglioni è in Italia, a Firenze, dove presenta un'altra delle sue creature, il vino biodinamico della sua azienda Toscana, Querciabella. Querciabella è uno dei marchi che partecipano a Divino Tuscany, la kermesse ideata dal critico James Suckling, in cui i maggiori produttori della regione aprono le porte di case blasonate e aziende a buyers e importanti collezionisti stranieri, in particolare asiatici. La manifestazione è alla seconda edizione e rappresenta un momento unico. Quest'anno le presenze sono aumentate, nonostante i costi elevati: 1.900 euro per il pacchetto completo (degustazioni e cene speciali), 150 euro la singola sessione. "A differenza delle fiere internazionali, dove tutto è più impersonale, qui si riesce ad avere un reale contatto con i proprietari delle case vinicole, si è ospitati alle loro tavole e si riesce in tre giorni ad avere il meglio della produzione Toscana - dice Hew Blair, presidente di Justerini & Brooks, che rifornisce la casa reale britannica da nove generazioni - se un mio agente dovesse degustare gli stessi vini in condizioni normali ci impiegherebbe quindici giorni".

Tutti i produttori stasera organizzano cene. Quella di Querciabella sarà rigorosamente vegetariana, per una questione di coerenza. "Del resto - afferma Castiglioni - non è affatto detto che un pasto vegetariano non sia una grande esperienza gastronomica. Lo dimostrano grandi chef e noi stessi, con il progetto Teatro dei sensi, organizziamo eventi gastronomici con grandi cuochi". I vini dell'azienda, in Chianti e Maremma, sono biologici dall'88 e biodinamici dal 2000. Una scelta radicale. Tutte le lavorazioni in vigna sono manuali con produzione autonoma di tutte le erbe e i preparati: a tutti gli effetti una produzione biodinamica vegana. Dalle cantine toscane esce mezzo milione di bottiglie che per l'80% prendono la via dell'estero.

"I collezionisti asiatici diventano sempre più attivi - rileva Castiglioni - e spesso ben guidati". Il vino può essere un buon investimento, purché le scelte siano ben ponderate. A volte i collezionisti comprano troppo, dice Castiglioni, per il gusto di completare una serie o perchè vedono alcuni marchi come trofei, "ma se l'investimento è a lungo termine ed effettuato con abilità un portafoglio vinicolo serio può dare una crescita dal 10 al 20%".

"È essenziale avere un ottimo storage - aggiunge Blair - noi vendiamo molto en primeur ed effettuiamo lo stoccaggio in Gran Bretagna dove si può conservare il vino senza Iva e dazi. I vini italiani più richiesti sono quelli più riconosciuti, Barolo, Barbaresco, Supertuscan. Il problema è che al di fuori della Toscana non ci sono volumi sufficienti, sono produzioni troppo frammentate. Le case vinicole dovrebbero fare più rete". Oppure il governo dovrebbe seguire l'esempio della Francia, che ha appena lanciato una campagna triennale in Cina per promuovere 400 vini "secondari" e sganciarsi dall'egemonia del Bordeaux.

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